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Picco nel deficit dei fondi pensione: diverse le ipotesi di soluzione

7 set 2007
Gessica - Fiorentino
Gessica - Fiorentino
E’ una sofferenza che si ripete da tempo quella dei fondi pensione di artigiani e commercianti. Un deficit che si somma e cresce di anno in anno. Nel 2005 la somma di questi due disavanzi era di 9 milioni e 136 mila euro, salita l’anno successivo a 9 milioni e 147 mila euro, per arrivare, nel 2007 a quasi 10 milioni di euro, 9 milioni e 953 mila per la precisione. L’ultimo anno registra un picco nel trend di crescita dello sbilancio, segnando un incremento superiore a 800 mila euro. Le cause, a detta degli esperti, sono da ricercare nella diminuzione degli artigiani e commercianti in età lavorativa inferiore a quelli invece a riposo. Ma l’elemento che più di altri sembra aver fatto pendere la bilancia del deficit è da ricercarsi nelle trasformazioni d’azienda. Chi esercitava la professione di artigiano o commerciante, insomma, ha scelto di diventare un’azienda vera e propria e di assumere la connotazione giuridica di Società a Responsabilità Limitata. Questo per ovvie ragioni anche di carattere fiscale. La pressione contributiva è minore sulle società rispetto alle imprese individuali, alle persone fisiche. Una scelta che, di fatto, ha rotto un equilibrio che ha resistito negli anni. L’auspicio era che il saldo potesse registrare un miglioramento, che si potesse vedere una inversione di tendenza, ma così non è stato. Non solo, questi ultimi 12 mesi hanno segnato un peggioramento significativo e si cerca di capirne le ragioni, per individuare il rimedio e correre ai ripari. Diverse le soluzioni ipotizzate, si va da un incremento delle aliquote contributive, suggerito dalla commissione previdenza ma scartato dal governo, alla unificazione dei fondi, anche questa ipotesi appare però poco percorribile. Resterebbe l’ultima possibilità ventilata: una nuova forma di versamento. Nella trasformazione in SRL, infatti, i vari commercianti od artigiani sono diventati dirigenti delle loro stesse aziende, dipendenti a libro paga e non più imprenditori. I loro contributi, quindi, sono confluiti sul fondo lavoratori dipendenti e venuti a mancare in quelli di categoria. L’ipotesi di riequilibrio prevede il versamento, da parte delle SRL del commercio o dell’artigianato, nei rispettivi fondi pensioni e non più in quelli dei dipendenti. Altro passaggio, l’emersione del reddito, che dovrebbe essere favorito dalla riforma fiscale che equiparerà artigiani e commercianti alle società, con una pressione massima del 17 per cento. Questo – nell’auspicio del Segretario alle Finanze – dovrebbe aumentare la base imponibile e ridurre il disavanzo previdenziale.

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