Le proposte USL sul rinnovo contrattuale industria

Un accordo calato dall’alto, “che svuota completamente il ruolo dei rappresentanti sindacali e, ciò che è peggio, non porta a casa alcun miglioramento effettivo, anzi spaccia per conquiste retributive somme inferiori a quelle stabilite per gli anni passati dall’Accordo Tripartito del 2009”. E’ impietoso il giudizio dell’USL sul documento elaborato da ANIS, CSdL e CDLS, accusate di non voler un cambiamento di rotta perché troppo arroccate sulle proprie posizioni di privilegio. Limitante e per nulla condiviso nei luoghi di lavoro, il verbale – sottolinea il terzo sindacato, estromesso a suo tempo dal confronto – non tiene conto ancora una volta dell’importanza delle risorse umane per uscire dalla crisi. “Occorre invece puntare sulla formazione, sulla crescita professionale per creare l’eccellenza”. Sulla flessibilità, l’USL non è contraria a priori, purché non sia fine a se stessa ma collegata ad un progetto di sviluppo aziendale che coinvolga i lavoratori e i loro rappresentanti. Da affrontare anche le questioni mobilità professionale e merito, di cui nell’accordo non si fa alcun cenno. Inoltre è necessario che il cuore della contrattazione si sposti a livello aziendale lasciando a lavoratori e datori di lavoro la facoltà di fare “accordi di produttività” cuciti su misura delle proprie specifiche esigenze. Infine – dicono – stendiamo un velo pietoso sulla CSU che ha proposto di modificare le soglie di rappresentanza al 5%. “Un modo per uccidere la libertà sindacale” – osserva il segretario generale Francesco Biordi. Contrasti a parte, in vista c’è il referendum per convalidare l’intesa: l’USL auspica che ciò avvenga con tutti i crismi della regolarità e della trasparenza.

Silvia Pelliccioni

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