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Le reazioni di CSdL e CdLS alla nascita del terzo sindacato sammarinese

16 lug 2008
L'USL
L'USL
C’è tempo fino al 29 luglio per presentare opposizione al riconoscimento giuridico del terzo sindacato.
In una nota congiunta CSdL e CdLS fanno sapere che i numeri dell’Unione Sammarinese Lavoratori dovranno essere attentamente verificati nel rispetto delle norme vigenti, lasciando intendere che non rimarranno con le mani in mano. I loro legali stanno infatti verificando la posizione dei propri iscritti, il cui nome compare nell’elenco dell’USl e stanno valutando, in base alla documentazione, se vi siano elementi ai quali appellarsi.
All’Unione Sammarinese Lavoratori, del resto, manca solo questo aspetto legale per completare l’iter di costituzione. Sarà il magistrato del lavoro, Gilberto Felici, a decidere. L’USL ha un suo statuto, un sito internet in fase di costruzione e una sede a Dogana, per ora senza targa. La sua nascita ha creato un polverone nelle due confederazioni. Sono trascorsi cinquantuno anni dalla fondazione del secondo sindacato. L’atto di nascita della CdLS risale infatti al 1957; dodici anni prima si era costituita la CSdL.
Ma l’arrivo di un terzo polo non è un fulmine a ciel sereno. Da tempo è in atto una raccolta firme e l’anno scorso se ne parlò, con l’uscita del movimento rinnovamento e trasparenza dalla Confederazione Sammarinese del Lavoro. Ma dietro alla neonata USL non ci sono i fuoriusciti della CSdL, che per voce di Roberto Ciavatta, le fanno i migliori auguri, approfittando dell’occasione per rinnovare le proprie critiche alla CSU.
CSdL e CdLS puntano invece il dito contro il nuovo sindacato, sulla scelta dell’anonimato dei promotori e sulla mancanza di chiarezza nella raccolta firme. Accusano infatti l’USL di non aver spiegato ai lavoratori che la sottoscrizione era una forma di adesione vera e propria.
Infine mettono in guardia sui rischi della frammentazione in una piccola realtà come San Marino. “Non basta creare una nuova sigla – dicono – bisogna dire cosa si vuole fare per l’interesse dei lavoratori e del Paese”. Sul fronte opposto vige invece il massimo riserbo, in attesa del riconoscimento giuridico.

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