La recessione non scoraggia le aziende emiliano romagnole

Specchio di una Italia laboriosa, che ogni giorno fa i conti con una situazione sempre più difficile, ma nonostante tutto sa ancora far girare l'economia. Tiene la Romagna, lo si evince dall'analisi dei bilanci delle principali realtà imprenditoriali proposta anche quest'anno dal quotidiano Il Resto del Carlino nel suo inserto “Top aziende”, anche se il dato dei fatturati segna tuttavia una generale flessione. Tra le prime 20 anche tre riminesi consolidate: Marr, Teddy, SCM. Per l'Emilia, sicuramente l'aggravante delle conseguenze del sisma del maggio scorso, ma a dispetto delle accresciute difficoltà molte le aziende che sono riuscite a ripartire, a reinventarsi. Tanti in queste zone i modelli indiscussi di qualità, efficienza e organizzazione a livello mondiale. Ma è soprattutto grazie all'export che il sistema produttivo emiliano romagnolo resta ancora tonico. Giri d'affari con numeri di tutto rispetto per diverse realtà: si va - tanto per citarne alcune – dalle Cantine Riunite & CIV di Reggio Emilia nel settore vitivinicolo; alla Coop Trasp Imola nell'estrazione mineraria; fino a Modena naturalmente con la Ferrari per il manifatturiero, e la bolognese Hera per la fornitura di servizi. Rimangono fortemente penalizzate le piccole imprese e quelle che si rivolgono prettamente al mercato interno, come le edili. Per ripartire serve sì, una nuova politica industriale, ma non basta.
Intervista telefonica a Maurizio Marchesini, Presidente Confindustria Emilia Romagna.

Silvia Pelliccioni

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