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Scudo fiscale, manca solo l'ok dell'UE

15 lug 2009
Deposito bancarioscudo fiscale
scudo fiscale
Sarà all’incirca del 5% la penale da pagare all’erario italiano per chi desidera far emergere capitali finanziari o patrimoniali detenuti all’estero al 31 dicembre 2008 o rimpatriati e regolarizzati a partire dal 15 ottobre 2009 e fino al 15 aprile 2010.
La misura è stata presentata in Commissione Finanze sotto forma di emendamento al decreto anti-crisi, “ma – come ha precisato il ministro Tremonti – prima di diventare operativa occorrerà anche il via libera in sede di Unione Europea”.
Imprevedibile una stima del gettito per l’erario italiano anche perché nelle precedenti due edizioni dello scudo fiscale, era prevista una penale di circa il 2%, mentre questa volta è più del doppio.
Il tesoro – a titolo simbolico – ha previsto il rientro di un solo euro. Tutto quello che arriverà, in ogni caso, verrà inserito nel capitolo delle maggior entrate per essere destinato all’attuazione della manovra di bilancio 2010. Si suppone che ammonti a circa 550 miliardi di euro, il tesoretto degli italiani, custodito in banche estere.
Una parte – mai esattamente quantificata per ovvi motivi legati al segreto bancario – si trova anche nelle banche sammarinesi. Secondo stime pessimistiche la raccolta bancaria del Titano – che annualmente si aggira attorno ai 14 miliardi di euro – potrebbe subire un duro colpo, con un rientro in Italia di circa 4,6 miliardi. In realtà l’emorragia potrebbe essere anche molto più contenuta anche perché non tutti quelli che hanno denaro all’estero decideranno di regolarizzarlo. La misura è stata oggetto di forte critica da parte dell’opposizione parlamentare italiana che l’ha definita una sanatoria per gli evasori o addirittura “riciclaggio di Stato”.

Luca Salvatori

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