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Da settembre aumentano i prezzi di pane e pasta, insorgono le associazioni

14 ago 2007
Edoardo Giorgetti - Città
Edoardo Giorgetti - Città
Stando alle previsioni, sui mercati dello stivale dal prossimo settembre, alimenti base come pane, pasta, dolci, insomma tutti i lavorati da grano e cereali, subiranno aumenti medi del 25-30%, l’industria dello spaghetto annuncia balzi per la semola di grano duro addirittura del 58%. Per prima si scalda la Coldiretti: “l’andamento dei prezzi agricoli non giustifica tali incrementi: per ogni euro spesi in pasta fresca – dice – non più di 5 centesimi servono a pagare il grano agli agricoltori. Le produzioni made in Italy – dice poi – non sono calate, ma addirittura in lieve aumento rispetto al 2006. Tali rincari – questa la previsione di Coldiretti – non faranno altro che rallentare ulteriormente i consumi domestici, già calati nel primo trimestre 2007 dell’8,8% per il pane e del 5,4% per la pasta. Dello stesso avviso anche il Presidente della Associazione Sammarinese Coltivatori Diretti, Filippo Giardi: “Le produzioni non sono calate in Italia, come nel nostro territorio. Se c’è rincaro è forse anche per effetto della globalizzazione, visto che i grossi esportatori di grano come gli Stati Uniti, hanno oggi l’obbligo di destinare quote di produzione sempre più alte per la trasformazione in energia, le cosiddette bioenergie o agroenergie. Un adeguamento – osserva però Giardi - è forse auspicabile: da anni il costo del grano non aumenta e, ad oggi, è addirittura sotto prezzo. Ma non è giustificabile un rincaro di queste proporzioni, se non come speculazione da parte dei produttori del lavorato, visto che la materia prima incide sul prodotto finito per un 10%: 1 quintale di grano costa 20 euro, 1 chilo di pane circa 2 euro e 50, quindi gli aumenti non dovrebbero superare il 2%”.

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