19 febbraio 1953: nasce Massimo Troisi
Il suo stile era inconfondibile, la sua capacità espressiva sia verbale sia mimica e gestuale gli permetteva di unire ruoli comici a quelli più riflessivi. Con lui nacque la nuova tipologia napoletana di antieroe, la vittima dei tempi moderni, un personaggio che riflette tuttora i dubbi e le preoccupazioni delle nuove generazioni. Impossibile non menzionare l'incontro artistico con Roberto Benigni nel 1984, con cui Troisi trovò un'empatia istintiva, festeggiata dal pubblico col clamoroso successo di "Non ci resta che piangere". Il suo surreale "grammelot" faceva da efficace contrappunto alla paradossale cornice storica di un esilarante viaggio nel tempo fino alla Firenze medicea.
Massimo Troisi decise di far onore al suo nome e di combattere contro un destino difficile, acuito fin dalla giovinezza da dolorose febbre reumatiche che produssero lo scompenso cardiaco alla valvola mitralica che gli sarebbe stato fatale ad appena 41 anni. Il 4 giugno 1994, appena 12 ore dopo la fine del suo film più ambizioso e impegnativo, "Il Postino", Massimo scivolava dal sonno alla morte nella casa di sua sorella Annamaria, a Ostia, dove aveva trovato rifugio dopo le fatiche di un set che non avrebbe dovuto affrontare.