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5 gennaio 1984: il giornalista Pippo Fava è ucciso dalla mafia

5 gen 2019
Pippo Fava
Pippo Fava
Il 5 gennaio del 1984, il giornalista siracusano Giuseppe Fava, detto Pippo, venne freddato a Catania da 5 colpi di pistola calibro 7,65. Solo nel 2003 fu sancita la matrice mafiosa dell'omicidio. Finirono all'ergastolo il boss Nitto Santapaola, come mandante, e Aldo Ercolano, l'esecutore. Inizialmente era stato derubricato a omicidio passionale e successivamente per motivi economici. All'epoca dissero che i proiettili che lo uccisero non erano usati dalla mafia. "La mafia a Catania non esiste", annunciarono le più alte cariche cittadine.

Dopo la laurea in giurisprudenza, Fava iniziò la sua carriera giornalistica all'Espresso Sera nel 1956. Poi il trasferimento a Roma, dove condusse la trasmissione di Radiorai “Voi e io”, e sempre nella Capitale collaborò con il Corriere della Sera e con Il Tempo. Negli anni Ottanta tornò a Catania, dove diventò direttore del Giornale del Sud, un giornale coraggioso che denunciava Cosa Nostra, ma la permanenza di Fava non durò molto. Il giornalista fu infatti licenziato.

Ma Pippo Fava non si arrese e iniziò il suo progetto più ambizioso, “I Siciliani”, una rivista di inchieste e reportage su attività illecite, imprenditori venduti, amministrazioni comprate. Celebre l'intervista con Enzo Biagi, nel corso della quale pronunciò parole lapidarie come queste: «Io vorrei che gli italiani sapessero che non è vero che i siciliani sono mafiosi. I siciliani lottano da secoli contro la mafia. I mafiosi stanno in parlamento, i mafiosi sono ministri, i mafiosi sono banchieri, sono quelli che in questo momento sono al vertice della nazione». Otto giorni dopo, l'esecuzione davanti alla redazione del giornale.

fm

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