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Aggressione omofoba a Roma, solidarietà e spinta per l'approvazione della legge Zan

21 mar 2021
Un fermo immagine del video delll'aggressione
Un fermo immagine del video delll'aggressione

Politici – tra cui Elena Bonetti, Enrico Letta, Nicola Zingaretti, Ivan Scalfarotto -, associazioni, semplici cittadini stanno chiedendo in questo ore di velocizzare l'approvazione della cosiddetta legge Zan - ferma in commissione Giustizia al Senato dopo l'approvazione della Camera - “contro omolesbobitransfobia, misoginia, abilismo”. E questo dopo la diffusione su Facebook delle immagini di un'aggressione con pugni e calci, avvenuta il 26 febbraio, alla stazione di Roma Valle Aurelia, nei confronti di due ragazzi. Un ritardo – spiega Gaynet Roma – che è servito per “agevolare l'iter legale".



La testimonianza di uno dei due giovani, l'attivista Jean Pierre Moreno, viene riportata da Gaynews: "Mentre mi baciavo col mio compagno, abbiamo sentito improvvisamente un uomo urlare dalla banchina di fronte: "Che cosa fate? Non vi vergognate?". Dopo avergli risposto: "Ma a te che ti frega?" e aver ripreso a baciarmi col mio compagno, il tizio ha attraversato i binari e ci ha raggiunti, colpendo prima all'occhio il mio compagno". Nella clip (vedi tweet a fondo pagina) si vede l'aggressore che si avvicina ai ragazzi e uno dei due che reagisce domandandogli: "Ma che problema hai? Ma chi sei?". L'uomo continua a sferrare pugni e calci, dando inizio ad una colluttazione.

"Sfortunatamente - spiega Gaynet Roma - l'iter con le forze dell'ordine non è stato facile - prosegue il post -. La polizia ha faticato a comprendere il movente omofobo ed è servita una integrazione della denuncia per mettere nero su bianco la richiesta di recuperare i video delle telecamere di sicurezza, che proverebbero la dinamica dei fatti". Quindi l'auspicio che "si faccia tutto il possibile per l'identificazione dell'aggressore".

Messaggi di vicinanza – si diceva – arrivano da tanti politici. “Scene come questa, la violenza, la discriminazione, ci offendono tutti – scrive su Facebook la ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti -. Umiliano la nostra coscienza di Paese. E noi dobbiamo ripudiarle, senza se e senza ma". 




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