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Bimbo nato morto dopo parto casa a Rimini: chiesta la sospensione delle ostetriche

Per la difesa dei genitori, questo è un caso classico di "violenza ostetrica"

4 feb 2023
Tribunale di Rimini. Immagine di repertorio
Tribunale di Rimini. Immagine di repertorio

"Sospendere cautelarmente quelle due ostetriche dall'esercitare la professione": lo chiede la denuncia querela per omicidio colposo, lesioni colpose e falso ideologico in atto pubblico, presentata dall'avvocato Piero Venturi del Foro di Rimini a difesa dei genitori del piccolo, nato morto all'Ospedale di Rimini lo scorso 5 novembre. Le due ostetriche, una 45enne di Faenza e una 27enne di Rimini, di cui ora i genitori del piccolo chiedono la sospensione sono professioniste private, specializzate nel far nascere i bambini in casa e già indagate dalla Procura di Rimini.

Per la difesa dei genitori, questo è un caso classico di "violenza ostetrica" perpetrata a domicilio dalle due professioniste anche già interrogate dalla Procura e difese dagli avvocati Martina Montanari e Chiara Baiocchi. La vicenda del piccolo Alessandro e della madre era iniziata nella più pacifica delle normalità. Gravidanza certificata nella norma, anche se il bimbo era di oltre 4 chili e mezzo, nulla osta rilasciato dall'Ausl per il parto in casa, salute della puerpera e del feto nella norma.

Le complicazioni erano sorte quando la mamma era entrata in travaglio e nonostante tutto Alessandro non riusciva a nascere. Le docce e i bagni in acqua, gli infiniti esercizi di squat, i saliscendi di scale consigliati dalle due ostetriche non avevano dato risultati. Per oltre 30 ore la donna era stata tenuta a casa nonostante il marito in tempo utile avesse chiesto il ricovero in ospedale. Secondo la denuncia dei due genitori sarebbe stato proprio il procrastinare delle due ostetriche, la principale causa del decesso del feto bloccato nel condotto uterino e sopraggiunto per soffocamento.

Le due ostetriche inoltre non avrebbero neanche chiamato l'ambulanza, una volta deciso il ricovero per facilitare il trasferimento della partoriente. Infatti è solo all'alba del 5 novembre, dopo quasi due giorni di travaglio, che la donna arriva in ospedale, a bordo della propria auto. Ma ormai era troppo tardi. "Ho il timore che intorno a questa vicenda - ha detto l'avvocato Venturi - si scontrino due filosofie. Da una parte il mondo della medicina tradizionale e dall'altra il mondo impalpabile della medicina cosiddetta alternativa. Scontro che certamente si è acuito dopo la pandemia".





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