IL CASO

Cartelloni #stopgender, Cgil Romagna: “Discriminatori”; Pro Vita: “Sindacati pensino a lavoratori e famiglie”

Le Cgil di Rimini, Ravenna, Forlì e Cesena chiedono la rimozione dei manifesti. La replica: “Messaggio conforme alla legge, non ci faremo tappare la bocca”

Cartelloni #stopgender, Cgil Romagna: “Discriminatori”; Pro Vita: “Sindacati pensino a lavoratori e famiglie”.

Sta facendo discutere la campagna dell'associazione Pro Vita e Famiglia, che utilizza l'hashtag #stopgender. Come riporta uno dei manifesti, si chiede di "non confondere l'identità sessuale dei bambini”. Ma le Cgil della Romagna ne chiedono la rimozione dalle plance delle città in cui sono stati affissi perché - affermano le segretarie generali di Rimini, Ravenna, Forlì e Cesena Isabella Pavolucci, Marinella Melandri, Maria Giorgini e Silla Bucci - promuove apertamente “discriminazioni in base al genere e messaggi lesivi delle libertà individuali“. Non si tratta, precisano in un comunicato, di libertà d’espressione, poiché “questi cartelloni sono illegali perché non rispettano quanto previsto dal Codice della strada”. E citano la norma che vieta “qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche”. Le Camere del Lavoro della Romagna valutano inoltre la possibilità di presentare un esposto alle rispettive Procure.

La campagna "no gender" dei Pro Vita “è pienamente conforme alla legge, non essendo in alcun modo né violenta, né discriminatoria, né sessista” e le “affissioni sono legittime“, quindi la Cgil della Romagna “pensi a lavoratori, non a diffondere fake news”. È la risposta piccata di Simone Ortolani, referente dell’Emilia Romagna di Pro Vita & Famiglia, citata dall'Agenzia Dire. I sindacati, afferma Ortolani, “presentino pure un esposto alle Procure, riceveranno un’amara risposta e perderanno il loro tempo, perché il nostro messaggio è assolutamente inoffensivo e privo di qualsiasi discriminazione o violenza, tanto che alcuni comuni italiani, come è successo a Pavia, hanno rifiutato di censurarli riconoscendo la piena libertà di pensiero ed espressione”. La Cgil, insomma, invece di “tutelare i lavoratori, i giovani, le famiglie, soprattutto in questo periodo di gravissima e drammatica congiuntura economica e sociale perde tempo attaccando in modo vergognoso e privo di fondamento le nostre legittime affissioni che denunciano l’indottrinamento gender sui bambini”, ribadiscono i Pro Vita. E “come se non bastasse”, il sindacato, “che dovrebbe capirne qualcosa di leggi e regolamenti, scade nell’ennesima fake news rilanciata dai nostri detrattori in questi giorni, chiamando in causa una norma inserita nel Codice della strada”. Quella norma, precisa il referente della onlus, “non solo non riguarda i nostri manifesti, proprio perché pacifici, ma in ogni caso non sarebbe applicabile perché non sono stati emanati i decreti attuativi previsti”. In ogni caso - chiosa Ortolani - “non ci faremo tappare la bocca e anzi, potenzieremo ancora di più la nostra azione e la nostra comunicazione, proprio perché pienamente legittima e pacifica nel voler tutelare i bambini”.

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