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Colloquio Draghi-Biden, impegno per la pace; Premier: “Promuovere negoziati credibili”

Stabilizzazione della Libia e sblocco dei porti ucraini fra i temi discussi

11 mag 2022
Colloquio Draghi-Biden, impegno per la pace; Premier: “Promuovere negoziati credibili”

Impegno per la pace e imposizione di costi alla Russia. È la sintesi, come spiega la Casa Bianca, del colloquio nello studio Ovale tra Joe Biden e il presidente del Consiglio Mario Draghi. Da qui la necessità concreta e urgente di sbloccare quanto prima i porti ucraini sul Mar Nero; "Ci sono milioni di tonnellate ferme. Rischiamo una crisi alimentare in Africa", ha affermato il presidente Usa.

Aprire un canale diplomatico che porti a negoziati "credibili" è il messaggio di cui si fa portatore il premier italiano: lo dice nei primi minuti nello Studio Ovale, davanti ai giornalisti, e lo ripete nel colloquio faccia a faccia, durato più di un'ora: ""Molti in Europa condividono la nostra posizione unita nell'aiutare l'Ucraina, e nel sanzionare la Russia. Ma si chiedono anche: come possiamo mettere fine a queste atrocità? Come possiamo arrivare a un cessate il fuoco? Come possiamo promuovere dei negoziati credibili per costruire una pace duratura?", ripete Draghi a Biden, mentre l'amministrazione Usa continua, come osserva anche il Washington Post, a mostrarsi scettica sulla possibilità di riavviare colloqui seri con Mosca. "Continuiamo ad essere aperti ad una soluzione diplomatica in Ucraina ma non vediamo nessun segnale da parte della Russia che voglia impegnarsi in questo percorso", ha detto la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki. Le condizioni sulla pace - è la posizione italiana - devono poi essere indicate da l'Ucraina, e non da altri.

Sul piano della crisi energetica, Draghi chiede a Biden un sostegno alla "stabilizzazione della Libia" che può essere "un enorme fornitore di gas e petrolio". Il presidente degli Stati Uniti apprezza la strategia per la diversificazione che l'Italia ha messo in campo fin dall'inizio del conflitto, con la promessa di un "aumento della produzione di petrolio" da parte degli americani che potrebbe abbassare le quotazioni del greggio.





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