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Concessioni balneari: l'accordo in extremis salva il Pnrr, ma la partita non è ancora finita

Intervista al caporedattore economia di "Avvenire" Marco Girardo

di Luca Salvatori
26 mag 2022

In mattinata raggiunta l'intesa politica sulle concessione balneari tra le varie anime della maggioranza e il Governo. Lunedì in Senato atteso il voto del ddl concorrenza, su cui il premier Draghi aveva preannunciato la possibile fiducia, qualora la situazione non si fosse sbloccata entro il 31 maggio, scadenza che avrebbe potuto mettere a rischio i miliardi del Pnrr. L'accordo prevede il rispetto della famigerata direttiva Bolkestein, che impone la periodica riassegnazione della concessioni balneari; proroga al 31 dicembre 2024 il limite massimo per le future assegnazioni delle gare – ma solo qualora vi siano contenziosi o difficoltà, altrimenti la data resta la fine del 2023 – ; rimanda ad un decreto le modalità e la quantificazione degli indennizzi che i subentranti dovranno versare ai concessionari uscenti; esclude l'accesso alle gare per società pubbliche già titolari di altre concessioni.

Ma chi è il vero vincitore 'politico' di questa partita?Non c'è ancora un vincitore perché ho come l'impressione – risponde Marco Girardo, caporedattore economia di “Avvenire” - che la partita sarà rimandata alla fine del prossimo anno, in quanto non c'è ancora accordo sul tema degli indennizzi e del valore residuale delle concessioni. Il vero vincitore lo si vedrà in quel momento”. Saranno ascoltate le istanze delle regioni e dei comuni. Avranno voce in capitolo?Ce l'avranno i comuni, in particolare, ma bisognerà vedere quale sarà il livello di controllo che verrà attribuito agli organi superiori di livello statale. Ad ogni modo i comuni avranno voce in capitolo sulla decisione dei bandi”. Intanto Fratelli d'Italia che spera di essere forza di Governo, nella fase cruciale di applicazione delle nuove regole tra il 2023 e il 2024, parla di esproprio: “Dipenderà da quanto si stabilisce per il valore dell'indennizzo. L'espressione che viene usata nel testo e cioè 'valore residuale' fa sì che non vengano calcolati gli ammortamenti delle spese sostenute e degli investimenti negli anni. Se si raggiungerà un accordo anche sugli investimenti, non si potrà parlare di esproprio e quello sarà l'elemento che farà decollare l'accordo anche a livello politico”.






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