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Coronavirus, l'Italia sfonda il muro dei 200mila casi totali

All'inaugurazione del nuovo ponte di Genova nessun distanziamento sociale: cerimonia all'insegna dell'assembramento attorno al presidente Conte e alle autorità

di Francesca Biliotti
28 apr 2020
dalla corrispondente Francesca Biliotti
dalla corrispondente Francesca Biliotti

Inizia con un bell'assembramento di persone vecchio stile la giornata più attesa per Genova, col varo dell'ultima campata d'acciaio del nuovo viadotto. Distanziamento sociale disatteso, ma nessuno se ne cura, “è un cantiere simbolo per l'Italia che sa rialzarsi”, lo definisce il presidente del Consiglio Conte. Intanto non si placa il dibattito sulla fase 2, il ministro dell'Economia Gualtieri annuncia 6 miliardi l'anno di investimenti fino al 2031, mentre il ministro Boccia avverte: “Chi sbaglia si assumerà la responsabilità dell'aggravamento della condizione sanitaria del proprio territorio”, dice, e perfino Papa Francesco interviene per invocare “prudenza e obbedienza delle disposizioni affinché la pandemia non torni”, dunque in apparente contrasto con la Cei che aveva attaccato il governo per non aver dato via libera alle celebrazioni liturgiche. I casi totali in Italia hanno sfondato quota 200.000. Continuano a calare gli attualmente positivi, oggi 608 in meno, sempre alto il numero dei nuovi guariti, + 2.317, ma i decessi sono più di ieri, 382.

In Germania il tasso di contagio da coronavirus è tornato a crescere per la prima volta da marzo, dopo la fine del lockdown. Dalla scorsa settimana erano aperti anche i negozi, ma vige il divieto di contatto e da ieri è obbligatorio indossare le mascherine nelle attività commerciali e sui mezzi pubblici. In Francia slitta la riapertura delle scuole medie e dei licei, ma annunciati test virologici di massa, almeno 700mila. L'Austria sospende col primo maggio le limitazioni agli spostamenti, ma restano in vigore la distanza minima di un metro tra le persone e l'obbligo di indossare mascherine. Le agenzie di intelligence statunitensi ammonirono sui rischi del coronavirus tra gennaio e febbraio, ma il presidente Trump continuò a minimizzare la minaccia. I morti sono 56mila, hanno già eguagliato 20 anni di guerra in Vietnam.


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