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Coronavirus: scompare Sergio Rossi, maestro delle scarpe di lusso

Dalle bancarelle della rivera romagnola alle star di Hollywood

3 apr 2020
@rainews (Contrasto)
@rainews (Contrasto)

Addio a Sergio Rossi, maestro delle calzature di lusso femminili, fondatore del marchio sinonimo di scarpe dallo stile glamour, inconfondibile. Il designer si è spento ieri sera, 2 aprile, all'età di 85 anni, stroncato dal Coronavirus che lo aveva colpito da qualche giorno, costringendolo al ricovero nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Bufalini di Cesena. La storia di Sergio Rossi, nato nel 1935 a San Mauro Pascoli (Forlì-Cesena) è quella di un modesto artigiano che aveva ereditato la passione per le calzature femminili su misura, dal padre calzolaio.

Ma quello con le scarpe era vero amore. Un amore cominciato subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, nella bottega del padre, che gli aveva insegnato il mestiere da bambino, dal momento che il piccolo Sergio già a 14 anni mostrava un grande talento. Tanto che, le scarpe prodotte d'inverno con il fratello Franco, venivano vendute dalla famiglia durante l'estate servendosi di una bancarella ambulante, che girava lungo tutta la riviera romagnola, da Rimini a Riccione. Il suo talento però aveva già tracciato per lui un cammino di successo, che avrebbe trasformato il giovane Sergio il calzolaio in uno stilista iconico, corteggiato dai grandi gruppi del lusso. Tanto che nel 1999 il marchio venne acquisito dal Gruppo Gucci, poi divenuto Kering, polo europeo del lusso di Francois-Henry Pinault, che lo trasformò in un brand cult, aprendo tanti flagship store nel mondo fino al 2015, quando le scarpe di Sergio Rossi tornarono ad essere italiane, grazie all'acquisizione di Investindustrial, societa' di private equity di Andrea Bonomi. L'investitore rilanciò il marchio italiano che tornò ad essere molto amato dalle star di Hollywood come Katy Perry, Anne Hathaway, Hilary Swank, Jennifer Lopez, dopo aver attraversato un periodo di tempo in affanno, che era seguito all'apice del successo toccato alla fine degli anni Novanta. Il designer ormai non disegnava più le scarpe che portavano il suo marchio. 


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