Decreto Sicurezza: anche l'Emilia Romagna ricorre alla Consulta

Dopo l'annuncio della Toscana, l'Emilia-Romagna fa ricorso alla Consulta contro il decreto sicurezza. La decisione è stata presa dalla giunta, "abbiamo scelto di rivolgerci alla Consulta - ha detto il presidente Stefano Bonaccini - impugnando non l'intero Decreto, ma le norme che più direttamente riguardano le Regioni e i Comuni e che stanno generando conflitto e confusione". Il ricorso si concentrerà sugli "effetti che determina il potenziale conflitto tra norme vecchie ma non abolite e nuove disposizioni, ad esempio in materia di residenza. Il caos legislativo e la contrapposizione tra Stato e Comuni non sono certo la premessa né per il buon funzionamento dell'accoglienza, né per accrescere la sicurezza delle comunità".

Anche il vicepresidente della giunta Elisabetta Gualmini alle pagine del Corriere di Bologna ha spiegato il proprio punto di vista: "Come Regione che ha la delega al Welfare non abbiamo competenze dirette sulla gestione dell'accoglienza, ma le abbiamo certamente sul sistema sanitario. Se a una persona viene negato l'accesso ai servizi sanitari di base come causa della mancata iscrizione all'anagrafe è un problema, nonché una violazione dei diritti fondamentali". La cancellazione dalle anagrafi comunali dei migranti rischia di impedire la loro iscrizione al servizio sanitario, escludendoli dall'accesso ai servizi di cura. Gli uffici di viale Aldo Moro lavorano per capire se questa possa davvero essere la conseguenza della nuova legge. Per capire l'impatto delle nuove norme nelle prossime settimane è previsto un “tavolo di coordinamento sulle politiche migratorie con tutti i distretti della regione" conclude Elisabetta Gualmini.

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