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Escursionisti improvvisati sull'Appennino: aumentati i soccorsi post pandemia

Il coordinatore del Soccorso alpino della Romagna si raccomanda: "mai avventurarsi da soli sull'Appennino, è vera montagna"

22 giu 2021
Immagine di repertorio
Immagine di repertorio

Dopo il Covid-19, sono notevolmente aumentati gli escursionisti e scalatori improvvisati, alimentati dal desiderio di libertà e natura. Nel 2020 sono stati effettuati in totale 80 soccorsi sugli Appennini della Romagna. Mentre solo nel mese di giugno 2021 sono stati 42.

Infatti, “se non si raggiungono altitudini elevate, gli Appennini sono montagna vera” dice Valerio Gualtieri, capostazione del Soccorso Alpino della stazione del Monte Falco. “L'Appennino è selvaggio, le distanze da un posto all'altro sono ampie e la foresta è fitta”, senza contare le condizioni del meteo: “la pioggia o la nebbia possono rendere il suolo scivoloso o far perdere l'orientamento, modificando improvvisamente il paesaggio circostante”.

Gli incidenti più comuni, come riporta il Corriere della Romagna, sono le cadute dalle e-bike e mountain bike. Ma c'è anche chi cade dai sentieri, chi si ferisce facendo parapendio e chi si perde. La località dove ci si perde più spesso è Ridracoli. Gli escursionisti improvvisati “si smarriscono perché senza rendersene conto entrano all'interno della riserva del Sasso Fratino, dove in realtà è vietato entrare, quindi non ci sono sentieri e non prendono i telefoni”.

Se ci si perde e il telefono non ha campo, bisogna aspettare che la famiglia si accorga che la persona sta tardando. Poi partono le ricerche, che possono durare anche giorni, e “tante volte purtroppo vengono trovate le persone già morte per il freddo o per sfinimento, ma mai per un attacco da parte di animali”.





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