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Giornalisti intercettati, Odg: “Uno sfregio del segreto professionale”

5 apr 2021
L'articolo di "Domani"
L'articolo di "Domani"

Venerdì scorso il quotidiano “Domani” ha raccontato che la procura di Trapani, negli ultimi anni, nell'ambito di un indagine sull’attività di alcune ONG che operavano in mare, ha intercettato le telefonate di molti giornalisti, nonostante non fossero indagati, trascrivendo i contenuti delle conversazioni. Le facevano normalmente con colleghi, fonti e anche avvocati. I rapporti confidenziali dei giornalisti con le loro fonti – è giusto chiarirlo – sono protetti dalla legge. Ma anche le persone non indagate possono essere messe sotto sorveglianza telefonica solo in casi eccezionali. Le indagini si sono concluse a inizio marzo. Pare che sarà chiesto il rinvio a giudizio per 21 persone, facenti parti delle ONG Jugend Rettet, Save the Children e Medici Senza Frontiere, accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Nessun giornalista è stato formalmente indagato nonostante ci siano circa 300 pagine di trascrizioni delle loro conversazioni. Fra questi figura Nany Porsia che collabora con molte testate italiane e internazionali e che afferma di essere stata sorvegliata per sei mesi. Sul suo conto – racconta Il Post – la polizia avrebbe prodotto una sorta di dossier con fotografie, rapporti personali e nomi di fonti, anche se non direttamente utili all'indagine. Domani cita poi l'inviato di Avvenire, Nello Scavo, e la giornalista Francesca Mannocchi, cosi come il cronista di Radio Radicale, Sergio Scandurra. E ancora Antonio Massari del Fatto Quotidiano, Fausto Biloslavo del Giornale, e Claudia Di Pasquale di Report.



Visto che il Codice di procedura penale tutela i giornalisti - che infatti non sono tenuti a comunicare all’autorità giudiziaria i nomi delle fonti da cui “hanno avuto notizie di carattere fiduciario”, tranne che in casi molto particolari e solo dopo la decisione di un giudice -, l'Ordine dei Giornalisti Nazionale ha definito un “abuso” le intercettazioni trascritte dalla procura di Trapani. "Siamo di fronte allo sfregio del segreto professionale”, afferma il presidente nazionale Carlo Verna. “È un fatto che riguarda la qualità della democrazia. Ci appelleremo al Presidente della Repubblica, che oltre ad essere il supremo garante della Costituzione è anche il numero uno del Csm, e alla Ministra della Giustizia. Per fortuna nostra e delle istituzioni si chiamano Sergio Mattarella e Marta Cartabia", ha continuato Verna. Che poi chiede “chi e perché ha disposto tali misure? Si volevano scoprire le fonti, violando il segreto professionale? A che titolo sono state trascritte le intercettazioni relative ai colloqui tra la cronista Nancy Porsia e la sua legale Alessandra Ballerini? Perché, particolare ancora più inquietante, sono stati trascritti brani relativi alle indagini su Giulio Regeni?". Nella nota la Federazione nazionale della stampa promette di fornire “alle colleghe e ai colleghi ogni supporto e sosterrà tutte le iniziative che intenderanno promuovere".




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