Logo San Marino RTV

Giulia Bongiorno: "test psicologico per i magistrati"

Dopo la bufera innescata dal "caso Palamara", il ministro leghista anticipa su "Libero" una proposta che farà discutere,

3 giu 2019
Giulia Bongiorno
Giulia Bongiorno

L'idea non è nuova: era già stata lanciata dall'allora Ministro alla Giustizia Castelli, nel corso del Governo Berlusconi II. Non se ne fece nulla, vista anche la contrarietà dei diretti interessati. Il rapporto quantomeno problematico tra il Cavaliere, e le toghe, inoltre, probabilmente non aiutò. A tornare alla carica, oggi, è il Ministro per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno: avvocato di grido, anche lei in quota Lega. “Chi viene processato o condannato – ha detto in un'intervista a Libero – deve avere la certezza della correttezza assoluta di chi decide sulla sua libertà”. Da qui la proposta di una verifica psicoattitudinale per l'accesso in Magistratura; partendo dal presupposto che siano “indispensabili anche doti caratteriali di equilibrio e buon senso” per chi ricopre il ruolo di Giudice; che il ministro definisce un “sacerdote”, che “assolve e condanna”. All'origine di queste dichiarazioni, l'inchiesta di Perugia sulla presunta corruzione dell'ex Presidente dell'ANM Luca Palamara: un vero e proprio terremoto, con pesanti ricadute sull'immagine e la credibilità del “Terzo Potere” in Italia. Dalla Bongiorno anche l'auspicio di una riforma del CSM, l'organo di autogoverno della Magistratura. Ma ciò che farà davvero discutere, quantomeno a livello di opinione pubblica, è proprio il test psicologico – se così vogliamo definirlo – per gli aspiranti Giudici. Un tabù, secondo alcuni, ma che non sarebbe tale in altri Paesi del Vecchio Continente. In Francia, ad esempio, le prove d'esame prevederebbero lo svolgimento di una caso pratico con la partecipazione di uno psicologo; con analisi sulla reazione a situazioni di stress. In Germania, addirittura, le valutazioni psicologiche sarebbero periodiche. Per essere un buon magistrato, insomma, non sarebbero sufficienti un ottimo scritto ed un ottimo orale, al concorso pubblico. Considerazione piuttosto “gettonata”, a quanto pare, tra le fila degli avvocati; restano tuttavia non poche perplessità, specie di carattere tecnico. Si tratterebbe infatti, era già stato detto in precedenza, di testare funzioni complesse - che coinvolgono ideali, motivazioni, ed interessi - come se si trattasse di capacità oggettivamente standardizzabili; con il rischio di esprimere giudizi determinati dall'intuito o dall'empatia. Chi sceglierebbe poi gli esperti, e con quali criteri?


Riproduzione riservata ©