La libertà di culto è riconosciuta dalla Costituzione e il protocollo, stipulato col governo, viene rispettato in maniera scrupolosa all'interno delle chiese. Questo, in sunto, la posizione degli ecclesiastici dopo la richiesta, avanzata su Facebook, del presidente della provincia, Riziero Santi, di introdurre l'obbligo di green pass per partecipare alle funzioni religiose. Fra i prelati intervistati dal Corriere Romagna, c'è però una grande apertura nei confronti di ogni misura che verrà decisa, se concordata con la Cei.
Don Maurizio Fabbri, Vicario della Diocesi di Rimini, ne fa anche una questioni di valori: “Un conto è andare al cinema o in discoteca e un altro è poter manifestare la libertà di culto riconosciuta dalla Costituzione”. Come al cittadino è consentito usufruire dei servizi essenziali, “è giusto – prosegue - che gli sia data la possibilità di partecipare liberamente alla vita della Chiesa”. Luogo, fra l'altro, “in cui vige la massima attenzione”.
“Le condizioni stipulate col governo nel protocollo sono seguite in maniera rigorosissima”, afferma invece Don Andrea Turchini, rettore del seminario di Bologna. Che aggiunge come la Chiesa abbia “una posizione chiarissima sul vaccino, pienamente favorevole, ma come comunità cristiana non ci si può porre in atteggiamento esclusivo rispetto alla comunità ed escludere chi non lo sia”. Al momento Don Turchini non vede l'esigenza di un maggior rigore, ma “se il governo dovesse ravvisarne la necessità, ci si adeguerebbe”.