PROTESTA

I ristoratori italiani sfidano il nuovo Dpcm con l'iniziativa #ioapro

Anche qualche ristoratore del Titano, sulla propria pagina Facebook, ha dichiarato sostegno all'iniziativa

I ristoratori italiani sfidano il nuovo Dpcm con l'iniziativa #ioapro.

Ha già raccolto oltre 50 mila adesioni da tutta Italia '#ioapro', l'iniziativa lanciata sui social che invita i ristoratori a restare aperti a partire dal 15 gennaio, contro le restrizioni anti Covid imposte dal Governo. L'appuntamento è fissato per la vigilia dell'entrata in vigore del nuovo Dpcm che dovrebbe prevedere misure ancora più restrittive per bar e ristoranti. L'idea è quella di una protesta pacifica che prende la forma della “disobbedienza civile”: i clienti si siederanno ai tavoli ma non consumeranno. La rivolta viaggia sui social con gli hashtag #ioapro e #nonspengopiùlamiainsegna. Tutto è nato da un appello lanciato su Facebook e che, in poco tempo, ha fatto il giro del Paese con le associazioni di categoria che però invitano alla prudenza per non rischiare pesanti sanzioni per i titolari e anche i clienti. Anche qualche ristoratore del Titano, sulla propria pagina Facebook, ha dichiarato sostegno all'iniziativa.
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“Fipe-Confcommercio non aderisce alla protesta che ha portato alcuni ristoratori ad annunciare l’apertura dei propri locali. Come Associazione di categoria – spiega il presidente di Confcommercio della provincia di Rimini, Gianni Indino - non metteremo mai le imprese del territorio in difficoltà, incitandole a disubbidire alle Leggi dello Stato. Continueremo a lavorare per i settori messi in ginocchio dalle conseguenze della pandemia, continueremo a cercare soluzioni, a chiedere ristori a fondo perduto, moratorie e dilazioni sulle imposte. Il CTS ci dice che per evitare un’ulteriore propagazione del contagio da Covid-19 bisogna rispettare le regole: io non sono un virologo – continua Indino - e posso solo accettare quel che dice la scienza. Le proteste, se fatte nel rispetto degli altri, sono legittime, ma attenzione a chi dice che non possono portare a sanzioni: le violazioni delle misure restrittive imposte potranno esser punite con una sanzione amministrativa da 400 a 1.000 euro, che può essere applicata sia agli esercenti che ai consumatori; per i gestori c'è anche il rischio di chiusura dell’esercizio o dell’attività da 5 a 30 giorni e gravi ipotesi di reato, come i delitti colposi contro la salute pubblica."

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