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Il mea culpa del professor Remuzzi: "La comunità scientifica ha enormi responsabilità nel disastro della pandemia"

A due anni esatti dal paziente uno di Codogno il direttore dell'istituto Negri confessa: "Ho avuto paura che saremmo morti tutti"

di Francesca Biliotti
21 feb 2022
Giuseppe Remuzzi (Foto: rainews)
Giuseppe Remuzzi (Foto: rainews)

Da oggi le regioni Abruzzo, Marche, Piemonte e Valle d'Aosta passano dall'arancione al giallo. C'è l'ipotesi di far restare l'uso delle mascherine al chiuso e il Green Pass, anche dopo la fine dello stato d'emergenza, il 31 marzo. Prima dell'estate è possibile che si arrivi ad una quarta dose, a partire dai fragili. Ferma al 10% la percentuale di posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti Covid, così com'è ferma al 20% l'occupazione dei reparti di area medica non critica. Questi i dati Agenas al 20 febbraio. A superare la soglia del 10% nelle intensive sono 10 regioni, tra cui Lazio, Emilia Romagna, Marche.

A due anni dal paziente uno di Codogno, sul Corriere della Sera il direttore dell'istituto Mario Negri Giuseppe Remuzzi dice che la “comunità scientifica ha una enorme responsabilità nel disastro di questi due anni”, ossia di aver sottovalutato lo studio pubblicato sin dal 24 gennaio 2020 su Lancet, dove si parlava del nuovo Coronavirus a Wuhan “Non ci abbiamo creduto – dice Remuzzi – invece avremmo dovuto subito mobilitare tutto. Non nego di aver avuto paura a un certo punto, dissi a uno dei miei amici più cari, 'Qui moriamo tutti'”.

E mentre il Regno Unito revoca ogni obbligo, la Regina Elisabetta è risultata positiva al Covid, ma ha sintomi leggeri simili a un raffreddore. Certo, i suoi 95 anni non aiutano, ma ha comunque tre dosi di vaccino.




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