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Italia: sciopero dei benzinai il 25 e 26 gennaio

Codacons: "Un atto di guerra contro i consumatori. Faremo istanza urgente al Garante per gli scioperi"

12 gen 2023
Un distributore a Rimini
Un distributore a Rimini

"Per porre fine a questa 'ondata di fango' contro una categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità, le associazioni dei gestori, unitariamente, hanno assunto la decisione di proclamare lo stato di agitazione della Categoria, su tutta la rete; di avviare una campagna di controinformazione sugli impianti e proclamare, per le giornate del 25 e 26 gennaio 2023, una prima azione di sciopero, con presidio sotto Montecitorio". Lo si legge in una nota Faib-Confesercenti, Fegica, Figisc-Confcommercio. Lo sciopero è previsto dalle 19.00 del 24 gennaio 2023 alle 07.00 del 27 gennaio 2023.

"Il Governo - si legge nella nota delle tre organizzazioni - aumenta il prezzo dei carburanti e scarica la responsabilità sui Gestori che diventano i destinatari di insulti ed improperi degli automobilisti esasperati. E' stata avviata contro la categoria una campagna mediatica vergognosa. Quindi è stato dichiarato lo stato di agitazione su tutta la rete e lo sciopero contro il comportamento del Governo.

La decisione dei benzinai di proclamare due giorni di sciopero equivale ad "un atto di guerra contro i consumatori, una protesta assurda e immotivata che ci porta oggi a presentare una istanza urgente al Garante per gli scioperi affinché blocchi la mobilitazione dei gestori". Lo scrive il Codacons. "Con lo sciopero i benzinai sembrano dimostrare di non gradire la trasparenza sui prezzi dei carburanti decisa dal Governo attraverso il decreto approvato dal Consiglio dei ministri, e di voler difendere ombre e ambiguità che investono il settore.




Nel suo tradizionale appuntamento "Gli appunti di Giorgia" ieri la presidente del consiglio Giorgia Meloni è intervenuta sulle accise del carburante. "Invece di spalmare 10 miliardi - dichiara -  abbiamo deciso di concentrare le risorse su chi ne aveva più bisogno. Abbiamo fatto una scelta che rivendico e che è di giustizia sociale". "Ci dicono che abbiamo sbagliato i calcoli - aggiunge - io ho sentito di tutto, io il prezzo della benzina lo sto monitorando. Il dato che è stato pubblicato sul sito ministero Made in Italy era 1.812, un prezzo che ci piacerebbe più basso però quanto cambia rispetto a quello vissuto negli anni precedenti".




"Per tagliare le accise non avremmo potuto aumentare il fondo sulla sanità, la platea delle famiglie per calmierare le bollette domestiche, per i crediti delle pmi: tutte queste misure sarebbero state cancellate per prevedere il taglio della accise". "Io sono convinta delle scelte che ho fatto - aggiunge - perché penso che fosse più sensato aiutare chi ha il salario basso - ha detto Meloni -, chi non aveva un posto di lavoro, chi non riesce a fare la spesa piuttosto che usare le risorse per consentire diciamo a me, parlo di me, che comunque ho uno stipendio di tutto rispetto di pagare la benzina di meno. Questo è un governo che deve fare delle scelte".

Nei commenti la premier risponde anche all'opposizione, che le chiedeva di rendere conto della voce del programma di Fdi in cui si parla di sterilizzazione delle entrate dello Stato su energia e carburanti, con un'automatica "riduzione di Iva e accise". "Significa - specifica - che se hai maggiori entrare dall'aumento dei prezzi del carburante le utilizzi per abbassare le tasse. Ma noi non avevamo maggiori entrate, ovviamente. Quindi si tratta di un impegno molto diverso dal 'taglieremo le accise'. Obiettivo che continuiamo a condividere e sul quale lavoreremo, ma impegno che nell'attuale contesto non potevamo prenderci".






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