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L'appello di Greenpeace sui mari: "Biodiversità a rischio collasso"

L'organizzazione ricorda che l'Italia non ha ancora ratificato il Trattato sugli oceani ed è lontana dall'obiettivo di proteggere il 30% dei mari

di Francesca Biliotti
21 giu 2025

Greenpeace lancia il suo appello ai governi affinché si uniscano contro l'estrazioni nei fondali e per la riduzione della plastica. Riferendosi alla conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani, Greenpeace ricorda l'opportunità di fissare un alto livello di ambizione per la loro protezione globale. I governi, sottolinea l'organizzazione, devono impegnarsi per una forte dichiarazione sulla riduzione della produzione di plastica e per un'ondata di nuove ratifiche del Trattato Onu sugli Oceani. Purtroppo, ricorda, “l'Italia non ha ancora ratificato il Trattato ed è ancora ben lontana dal raggiungere l'ambizioso obiettivo di proteggere almeno il 30% dei nostri mari entro il 2030, così come indica la comunità scientifica per evitare il collasso della biodiversità”. 

Il cambiamento climatico, sottolinea Greenpeace, è una minaccia che agisce in modo silenzioso ma devastante. I suoi effetti colpiscono ogni aspetto: salute, economia, sicurezza e accesso alle risorse. La causa è attribuibile alle emissioni di gas climalteranti, in particolare anidride carbonica, metano e protossido di azoto, che trattengono il calore nell'atmosfera e determinano l'aumento della temperatura media globale. Un riscaldamento che provoca eventi climatici estremi, siccità prolungate, e l'innalzamento della temperatura dei mari e l'acidificazione degli oceani, che minacciano gravemente gli ecosistemi marini e la sicurezza alimentare globale. A minacciare i mari è anche l'inquinamento da plastica, cresciuto in modo esponenziale negli ultimi 50 anni, una contaminazione che non risparmia nessun ecosistema e nemmeno il corpo umano.

Nel video l'intervista a Alessandro Giannì, responsabile delle Relazioni istituzionali e scientifiche di Greenpeace Italia

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