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Manovra, ancora cambiamenti per evitare la procedura d'infrazione

18 dic 2018
Palazzo ChigiManovra, ancora cambiamenti per evitare la procedura d'infrazione
Manovra, ancora cambiamenti per evitare la procedura d'infrazione - Bruxelles chiede risparmi per almeno altri 3 miliardi. Ora il rischio è l'esercizio provvisorio
La manovra di bilancio in Italia cambia di nuovo, Bruxelles chiede altri risparmi. Il voto finale sarà tra Natale e Capodanno, e si rischia l'esercizio provvisorio.

Non basta ancora, per Bruxelles, aver abbassato il rapporto deficit/Pil dal 2,4% inizialmente previsto dalla manovra di bilancio, al 2,04%. La paura è che il debito nel 2019 sia troppo alto, che una manovra ritenuta azzardata farebbe ancor più lievitare. Servono altri risparmi, per almeno 3 miliardi: un nuovo esame sui conti, dopo l'ennesimo vertice a Palazzo Chigi, avverrà domani da parte della commissione europea e non è ancora scongiurato il pericolo della procedura d'infrazione. Ma visti i tempi, ormai strettissimi, per approvare la manovra, tra Natale e Capodanno col ricorso all'inevitabile fiducia, il rischio maggiore ora è l'esercizio provvisorio di bilancio dal 1° gennaio. In queste ore si fa fatica anche a capire cosa rimarrà nella manovra e cosa verrà tolto: i capisaldi, ossia quota 100 per le pensioni e reddito di cittadinanza, dovrebbero rimanere, ma arriveranno rispettivamente a febbraio e a marzo. Insieme, costeranno non meno di 11 miliardi. Sul fronte delle entrate, secondo Bruxelles sono troppe quelle che incidono per un solo anno, dalla vendita di immobili pubblici alla ecotassa sulle auto di grossa taglia; servono misure strutturali, non solo temporanee. E mentre tra gli emendamenti passati in Senato ce n'è uno che sarebbe prima assoluta in Italia, ossia l'utilizzo del genio militare, dell'esercito, e delle sue tecnologie, per un completo risanamento delle dissestate strade di Roma, ce n'è un altro che fa discutere, sulla direttiva Bolkenstein che decretava l'obbligo di mettere a gara le concessioni balneari: ebbene, l'obbligo subirebbe uno slittamento di 15 anni, e per Legambiente, non senza ironia, si tratterebbe di un “bel regalo di Natale”.

Francesca Biliotti

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