CRONACA

Omicidio di Giulia Cecchettin: l'ipotesi di reato è omicidio volontario. Intanto l'ondata di indignazione continua

La sorella Elena: "Turetta non è un mostro, un'eccezione esterna alla società. Ma un figlio sano del patriarcato, della cultura dello stupro, ovvero ciò che legittima ogni comportamento che lede la figura"

È impossibile trovare pace, accettare la tragedia. Il padre di Giulia Cecchettin, Gino, e sua sorella Elena però si sono dati un obiettivo: risvegliare le coscienze. A partire dalla fiaccolata di ieri sera a Vigonovo.

"Dobbiamo proteggere le ragazze del futuro e del presente", afferma Elena. "Solo al minimo dubbio che la relazione non sia quella che desiderate, comunicatelo - aggiunge Gino -. Solo in questo modo avrete salva la vita. Io come padre mi faccio delle domande ma ormai è troppo tardi". Oggi migliaia di studenti si sono riuniti all'Università di Padova, dove Giulia stava per laurearsi, per una manifestazione in suo ricordo e per dire basta alla violenza di genere. Dall'ateneo assicurano: “La laurea per lei ci sarà”.

Nel frattempo Filippo Turetta, il 22enne arrestato come presunto assassino in Germania – dove si è interrotta la sua fuga – ha passato la sua prima notte in carcere ad Halle. Entro la metà della prossima settimana il tribunale regionale di Naumburg dovrebbe esaminare la richiesta di estradizione del giovane, che ha già dato il suo consenso a tornare in Italia: “Questo velocizza l'operazione, che potrebbe avvenire entro una decina di giorni – spiega il procuratore capo di Venezia Bruno Cerchi –. Per Turetta al momento l'accusa è di omicidio volontario. Ma è un'imputazione provvisoria in attesa di ulteriori accertamenti”.

Da Save the Children l'allarme: “C'è un rischio di normalizzazione della violenza nelle relazioni anche tra adolescenti”. Come emerge da una loro indagine, il 42% dei giovani tra i 14 e i 25 anni ha un amico o amica che ha vissuto qualche forma di violenza online. Da qui l'appello per portare l'educazione affettiva nelle scuole. Secondo la sorella di Giulia il problema sta anche nel contesto culturale in cui viviamo: “Turetta non è un mostro, un'eccezione esterna alla società – scrive in una lettera al Corriere della sera –. Ma un figlio sano del patriarcato, della cultura dello stupro, ovvero ciò che legittima ogni comportamento che lede la figura della donna”.

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