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Riccione: il Comune non riconosce madre genetica di due gemelli

30 dic 2018
Riccione: il Comune non riconosce madre genetica di due gemelli
Il Comune di Riccione ha respinto la richiesta di riconoscimento della madre genetica per due gemelli nati nel 2013 a Rimini, grazie a fecondazione eterologa eseguita in un centro di Barcellona.

Una delle due donne ha donato gli ovuli che, dopo essere stati fecondati in vitro, sono stati impiantati nell'utero dell'altra. Ma all'anagrafe sono stati registrati solo con il cognome di una, quella che li ha partoriti, mentre l'altra, che ha fornito il patrimonio genetico, al momento non figura.

Di qui la richiesta al Comune di riconoscimento di filiazione fuori matrimonio. Pochi giorni fa è arrivato il rigetto: "Abbiamo solo applicato la legge e la legge non prevede due madri", spiega al Resto del Carlino il sindaco Renata Tosi.

Di diverso avviso le due donne, assistite dall'avvocato Katia Buldrini, che ha depositato ricorso al Tribunale di Rimini, facendo notare che il mancato riconoscimento dell'altra madre andrebbe a discapito dell'interesse dei minori.

Sul caso interviene il presidente di Arcigay Rimini 'Alan Turing' Marco Tonti. "Una volta - scrive - uno degli argomenti contro noi persone omosessuali era che non potevamo fare figli, ora che facciamo figli non ce li si vuole riconoscere e si finge di non vederli. Diciamocela tutta, questa è pura e semplice omofobia, un'omofobia che purtroppo ricade anche sui più piccoli". "Pensando a Zach Wahls, neoeletto senatore statunitense figlio di due donne, sarebbe meglio riflettere sul fatto che i figli" delle due donne di Riccione "potrebbero diventare un giorno sindaco o parlamentare di Riccione e riconoscerli come cittadini a pieno titolo, e non trattarli come bambini di serie B", prosegue. Per Tonti è "acclarata la possibilità legale di procedere in questo senso come già fatto a Torino, Bologna, Milano, Roma, Napoli, Rimini e Gabicce. Quello che manca quindi non è la possibilità tecnica ma la volontà e, diciamocelo, l'umanità di riconoscere e rispettare l'amore e sostenere la vita familiare nell'interesse dei più piccoli, così come riconosciuto perfino dalla Corte europea dei diritti dell'uomo nel 2015".

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