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Salario minimo: vittoria in Ue, ma Italia assente

Dal 1990 l'Italia è l'unico Paese europeo ad aver diminuito i salari invece di aumentarli

di Davide Gresta Zucchi
8 giu 2022
@pixabay
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Nella notte tra lunedì 6 e martedì 7 giugno è stato approvato il salario minimo nell'Unione europea, ma l'Italia rimane la grande assente da questa misura ed è un brutto colpo che si fa sentire a livello sociale. L'Italia infatti è l'unico paese europeo che negli ultimi 30 anni non solo non ha aumentato i salari, ma li ha addirittura diminuiti del -2,9%, come riferisce la trasmissione Tv Otto e Mezzo su LA7 del 7 giugno 2022 nel Punto di Paolo Pagliaro, dove mette a confronto anche altri Paesi del vecchio continente: in Lettonia i salari dal 1990 sono cresciuti del +276%, in Polonia sono aumentati del 96%, in Germania del 33%, in Francia del 31% e in Spagna del 6%.

L'Ansa riporta la dichiarazione di mercoledì 8 giugno del Presidente della Camera Roberto Fico: "Il tema del salario minimo è molto importante" e "al di là dei contrasti tra chi lo vuole e chi non lo vuole, bisogna fare un grande tavolo per comprenderne le problematiche. Però io credo che bisogna andare oltre la contrattazione nazionale sul salario minimo, perché va messo per legge. Il Parlamento ha ancora un anno e spero che possa lavorare al meglio su questo tema". Critici in parte su questa tematica sono i partiti di destra; Giorgia Meloni (FdI) ha dichiarato a Porta a Porta che seppur non è contraria al salario minimo, non può essere realizzato come misura se non si abbatte il cuneo fiscale.

Il governo è spaccato su questo dibattito, ma il tema del salario minimo continuerà ad imporsi nei dibattiti politici anche a causa dell'aumento delle bollette, dell'aumento dei generi alimentari e del costo della vita in generale; tutte cose che rendono sempre più difficile a molti italiani arrivare a fine mese, crearsi una famiglia, comprarsi una casa e poter partecipare dignitosamente alla vita in società.





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