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Uccisa a Faenza, resta il giallo sull'omicidio consumato in meno di dieci minuti

8 feb 2021
Uccisa a Faenza, resta il giallo sull'omicidio consumato in meno di dieci minuti

Nessun segno di effrazione nella casa né furto di oggetti e nemmeno arredi messi a soqquadro. Ma il garage, all'arrivo della prima volante della Polizia, era aperto. Inoltre il delitto, tabulati alla mano, si è consumato in meno di 10 minuti. Ed è per fare il punto della situazione sul giallo della morte di Ilenia Fabbri, la 46enne trovata sgozzata verso le 6 di sabato 6 febbraio in un vano uso cucina della sua abitazione di via Corbara a Faenza, nel Ravennate, che in mattinata gli inquirenti hanno organizzato un vertice in Procura.

Oltre a vari investigatori della polizia, erano presenti il procuratore capo facente funzione Daniele Barberini, il pm titolare dell'inchiesta Angela Scorza e il dirigente della squadra Mobile Claudio Cagnini. I primi risultati dell'autopsia, eseguita ieri, hanno confermato che a uccidere la donna è stato un taglio praticato da tergo alla parte sinistra del collo che ha reciso vene e arteria. Oltre all'esame di compatibilità con un coltello da pane sequestrato nella cucina e all'individuazione di altre eventuali lesioni sul cadavere, si attendono i risultati del sopralluogo compiuto sempre ieri della Scientifica, giunta all'abitazione alla ricerca di tracce biologiche o di impronte riconducibili a una persona al di fuori della cerchia familiare.

I quattro principali testimoni finora ascoltati in Commissariato sono Arianna, la figlia convivente; l'amica della figlia, anche lei Arianna, che quella notte si trovava ospite nella casa e che poco dopo le 6 ha lanciato l'allarme temendo l'intrusione di un ladro; Stefano, il nuovo compagno della defunta; e Claudio, il marito da cui la donna si era separata nel 2018. Sono state sentite anche le amiche del cuore di lei e l'avvocato civilista della vittima. Dalle verifiche è emerso che nel 2017 la 46enne, a quel tempo ancora impiegata nell'officina di auto del marito (ora lavorava in una concessionaria di Imola, nel Bolognese), lo aveva denunciato per maltrattamenti legati a lamentate vessazioni psicologiche (a suo dire lui le impediva l'accesso alle risorse pecuniarie familiari), a un singolo episodio di aggressione con minacce pesanti e a un gps a calamita che lui le avrebbe sistemato (o fatto sistemare) nella vettura temendo che lei si incontrasse con un altro uomo (si tratta di un amico della donna che ora vive all'estero e che quindi è già risultato estraneo all'omicidio).

Il fascicolo era stato archiviato ma tra i due ex coniugi era rimasto in piedi un contenzioso civilistico sulla divisione del patrimonio. Altre verifiche verranno fatte sulla concessionaria di Milano alla volta della quale padre e figlia erano partiti sabato mattina poco prima del delitto per ritirare una vettura. Ed è quando ormai si trovavano in autostrada che la giovane ha ricevuto la chiamata dall'amica per poi a sua volta chiamare la polizia. L'attenzione degli inquirenti si sta ora concentrando pure sulla ricerca di un possibile movente in grado di armare la mano dell'assassino. "Escludiamo categoricamente il movente passionale. Tutte le altre piste rimangono in piedi", ha precisato sul punto il Procuratore Barberini. Secondo quanto spiegato, è stato escluso che il delitto sia legato a un rapporto sentimentale perché dalle verifiche è emerso che la donna non aveva relazioni clandestine. Per quanto riguarda il nuovo compagno, le cose andavano bene tra i due tanto che secondo le amiche di lei, volevano sposarsi il prima possibile. Mentre in merito all'ex marito, la relazione si era definitivamente chiusa da più di due anni. Insomma, il giallo rimane. Questo è un delitto - ha aggiunto il Pm Barberini - in cui "trenta secondi in più o in meno fanno la differenza nella ricostruzione della dinamica".


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