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30 anni fa l'ultimo ammainabandiera: il giorno che finì l'Urss

25 dic 2021
30 anni fa l'ultimo ammainabandiera: il giorno che finì l'Urss

La notte di Natale del 1991 la bandiera rossa con la falce e martello dell'Urss venne ammainata dal Cremlino e Mikhail Gorbaciov, l'ultimo segretario generale del Partito comunista dell’Unione sovietica, si dimise dalla guida del Paese. Ma la potenza a capo di uno dei due schieramenti del mondo bipolare cessò di esistere formalmente l'8 dicembre del 1991, quando i leader di Russia, Ucraina e Bielorussia firmarono l’Accordo di Belavezha, anche noto come Accordo di Minsk, che sancì la nascita della Comunità degli Stati indipendenti (Csi). “Glasnost” (trasparenza) e “Perestroika” (ricostruzione) furono le parole d'ordine con cui Gorbaciov avrebbe voluto riformare il socialismo sovietico e garantire più democrazia e prosperità economica. Nel 1989, dopo 10 anni di conflitto, ritirò le truppe dall'Afghanistan e lo stesso anno, con il presidente Usa Geroge H.W. Bush, dichiarò la fine della Guerra Fredda. Tra il 1989 e il 1991, caddero poi tutti i regimi satelliti dell'Urss, così come il Muro di Berlino. I movimenti indipendentisti dell'ex impero sconvolsero lo sconfinato territorio dell’Urss che così si sgretolò. Iniziò l'era Eltsin, un decennio, conclusosi il 31 dicembre 1999, caratterizzato da un profondo scontro politico, economico e sociale.





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