Alta tensione: scontri a Kiev dopo crisi navale con Mosca

Tutto era iniziato con il tentativo di 3 unità della Marina militare di Kiev di raggiungere il porto di Mariupol, nel Mar d'Azov, passando per lo stretto di Kerch: attraversato da un ponte nuovo di zecca, e controllato da Mosca dopo il referendum del 2014 in Crimea. Proprio lo status giuridico della Penisola è elemento fondamentale della vicenda. Kiev afferma che il passaggio era stato segnalato in anticipo alle autorità russe, che invece smentiscono, e parlano di “provocazione pianificata” e “violazione delle acque territoriali”. Dopo alcuni inviti a fermarsi - rivolti ai 2 pattugliatori armati ed al rimorchiatore -, i russi hanno sparato colpi, forse di avvertimento, che hanno colpito le unità ucraine, bloccandole, e provocando il ferimento di 3 marinai. Le navi sono state poi poste sotto sequestro nel porto di Kerch. Tutto ciò mentre aerei ed elicotteri militari di Mosca pattugliavano a bassa quota la zona; a Kiev e a Leopoli – invece – manifestanti, tra i quali estremisti di destra, lanciavano oggetti e bruciavano auto e pneumatici davanti alle sedi diplomatiche russe. Una situazione di crisi che – anche alla luce del conflitto nel Donbass – potrebbe avere conseguenze gravissime. Il Presidente ucraino ha firmato il decreto che istituisce la legge marziale per 60 giorni – poi ridotti a 30 -, precisando tuttavia che ciò non significhi “una dichiarazione di guerra”. Una mossa – ha commentato il portavoce di Putin – che “puzza di intrigo elettorale”. Il riferimento è alle presidenziali in programma in Ucraina a fine marzo, e che vedono Petro Poroshenko in caduta libera nei sondaggi. Un prolungamento della legge marziale potrebbe infatti bloccare la tornata, mantenendo in carica l'attuale Presidente; eventualità smentita – tuttavia – dal diretto interessato. Dalla parte di Kiev, NATO ed UE. Una portavoce della Commissione ha definito quanto avvenuto una “aggressione verso l'Ucraina”. Nel pomeriggio, infine, una riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, convocata dalla Russia. Il nostro Paese – ha dichiarato il Ministro agli Esteri Lavrov - “porrà duramente fine a qualunque attacco alla sua sovranità e sicurezza”.

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