Logo San Marino RTV

Apre l'ambasciata emiratina in Israele: si ridisegnano gli equilibri nei Paesi del Golfo

21 feb 2021
La corrispondenza di Elisabetta Norzi
La corrispondenza di Elisabetta Norzi

Mentre il primo ambasciatore emiratino in Israele, Mohammed al Khaja, ha prestato giuramento questa settimana ad Abu Dhabi, l'Arabia Saudita ha annunciato che riaprirà presto la sua sede diplomatica in Qatar. Dopo gli accordi Abraham con Israele, la fine dell'embargo con Doha e l'elezione di Joe Biden negli Stati Uniti, si stanno ridefinendo alcuni degli equilibri nei Paesi del Golfo.




E proprio il ministro degli esteri qatariota, Mohammed al-Thani, dopo un incontro con il suo omologo iraniano, ha dichiarato di essere disposto a porsi come mediatore nel dossier nucleare di Tehran. Il Qatar, come dichiarato dal ministro, si augura che gli Stati Uniti possano tornare all’accordo sul nucleare il prima possibile, accordo firmato sotto l’amministrazione di Barack Obama, il 14 luglio 2015, e da cui Washington si è ritirata unilateralmente l’8 maggio 2018 con Trump.

Non solo, il Qatar ha dichiarato di voler mediare anche tra Teheran e gli altri Paesi della penisola arabica, per arrivare ad una distensione nella regione. Dopo l'intesa di Al-Ula, in Arabia Saudita, che lo scorso gennaio ha posto fine all'embargo al Qatar, il ministro al-Thani si era augurato che i Paesi arabi vicini potessero riprendere a dialogare con l'Iran.

E il Qatar sembra davvero il Paese con la posizione migliore per avvicinare Iran, Stati Uniti e Paesi del Golfo: ospita la più grande base americana della zona ed è in buone relazioni con Tehran poiché condivide con l'Iran un importante giacimento di gas naturale nelle acque del Golfo Persico.

I rapporti tra monarchie del Golfo e Iran saranno decisivi anche per la guerra in Yemen, dove gli scontri continuano violenti sopratutto a Ma’rib, a circa 120 km dalla capitale Sana’a, zona ricca di petrolio, che i ribelli sciiti Houthi, sostenuti da Tehran, stanno cercando di riconquistare - secondo alcuni analisti prima di sedersi al tavolo dei negoziati.

Intanto gli Stati Uniti, dal 16 febbraio, hanno rimosso ufficialmente gli Houthi dalla lista delle organizzazioni terroristiche straniere, inserite da Trump poco prima di lasciare la presidenza, con la speranza di favorire il dialogo e il cessate il fuoco. Ma per ora non si fermano nemmeno i lanci di droni dei ribelli sciiti, carichi di esplosivo, verso il sud dell’Arabia Saudita, che stanno minacciando quasi quotidianamente l'aeroporto civile di Abha.




Riproduzione riservata ©