
Si chiamavano Yaron Lischinsky e Sarah Milgrim ed erano in procinto di sposarsi, i due dipendenti dell'Ambasciata Israeliana uccisi a colpi d'arma da fuoco all'esterno del Jewish Museum di Washington. Fermato un uomo che ha aspettato per circa 10 minuti l'arrivo della polizia e poi si è consegnato agli agenti, ai quali ha ammesso il delitto: “L'ho fatto io, l'ho fatto per Gaza. Liberate la Palestina!”. È un 30enne di Chicago, Elias Rodriguez.
Immediata la stretta sulla sicurezza dei siti ebraici in Europa. La Francia aumenta la vigilanza nei pressi dei luoghi simbolo ebraici. Massima allerta anche in Italia. Sensibilizzata ulteriormente l'attenzione nella zona della sinagoga e del ghetto ebraico a Roma. “L'antisemitismo è un male e va estirpato ovunque”, dice il primo Ministro britannico Starmer che condanna l'attacco di Washington e ignora le accuse di Israele. Il Ministro degli Esteri israeliano infatti aveva puntato il dito punta il dito contro “l'istigazione antisemita” che sarebbe praticata “anche da leader e funzionari di molti Paesi e organizzazioni internazionali, soprattutto europei”.
La Francia smentisce seccamente: “Sono dichiarazioni oltraggiose e ingiustificate”. Crimini e dichiarazioni che non cambiano però le sorti dei civili nella Striscia di Gaza. Una famiglia di nove persone sarebbe morta in un raid su una caserma che ospitava sfollati. Veicoli militari israeliani, secondo fonti palestinesi, avrebbero fatto irruzione nel cortile dell'ospedale Al-Awda, a nord di Gaza, aprendo il fuoco.
Fronte Ucraina invece i Ministri delle Finanze del G7 hanno concordato di continuare a sostenere l'Ucraina nella sua difesa contro l'invasione russa dopo l'ok arrivato anche dagli Stati Uniti. Zelensky annuncia che a Kiev si è tenuto un incontro per preparare lo scambio per la liberazione di 1.000 ucraini: “L'unico vero risultato dell'incontro in Turchia” tra le delegazioni dei due Paesi afferma.