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Birmania: oltre 500 civili uccisi dopo il colpo di stato; comunità internazionale spaccata

30 mar 2021
Immagine di repertorio
Immagine di repertorio

Secondo l'Associazione per l'assistenza ai prigionieri politici, dal 1° febbraio, giorno in cui è avvenuto il colpo di Stato militare, sono oltre 500 i civili uccisi dalle forze di sicurezza. "Abbiamo la conferma di 510 morti", afferma l'ong specificando che il bilancio "è probabilmente molto più alto". Ai morti si aggiungono centinaia di persone arrestate negli ultimi due mesi di cui non si sa più nulla.



Nonostante la repressione, ieri i manifestanti sono nuovamente scesi in piazza e si contano nuovi morti. Di fronte a questo scenario, Washington ha annunciato l'immediata sospensione dell'accordo quadro su commercio e investimenti concluso nel 2013 con la Birmania, fino al ristabilimento di un governo "democraticamente eletto". La Francia ha denunciato "la violenza indiscriminata e omicida" del regime e ha chiesto il rilascio di "tutti i prigionieri politici", compresa Aung San Suu Kyi, ancora in isolamento. Il Regno Unito, da parte sua, ha chiesto una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu, che si svolgerà domani a porte chiuse.

Cina e India non hanno invece condannato formalmente il colpo di Stato, mentre la Russia continua a mantenere stretti legami con la giunta militare, tanto che sabato il vice ministro della Difesa russo Alexander Fomin ha partecipato alla parata annuale delle forze armate birmane. Il Cremlino si dice certamente preoccupato per il numero "crescente" dei morti, ma ha dichiarato che la Birmania resta un "alleato affidabile e un partner strategico" con cui vuole rafforzare le sue relazioni militari.




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