UK

Brexit: oltre un milione di firme contro la sospensione del parlamento

Bufera, nel Regno Unito, dopo l'ultima mossa del Premier Boris Johnson. Il leader laburista Corbyn propone di "legiferare rapidamente", alla ripresa dei lavori parlamentari, il 3 settembre, per evitare una Brexit "no deal"

Ottenere un nuovo accordo con Bruxelles. Questo, ha assicurato oggi Boris Johnson, il vero obiettivo della “prorogation”: la sospensione dei lavori del Parlamento per 5 settimane, a partire dal 9 settembre, per tener fede al proprio impegno di un addio all'UE il 31 ottobre. La mossa del Premier britannico, ieri, aveva ottenuto l'autorizzazione della Regina Elisabetta II, suscitando forti proteste di piazza e lo sconcerto dei “remainer”, e di coloro che temono lo scenario di un “no deal”. L'idea di Johnson, infatti – nelle trattative con l'Unione Europea -, è quella di insistere sulla cancellazione del “backstop” sul confine aperto irlandese; condizione fino ad ora categoricamente respinta dai 27. Nel frattempo ha superato il milione di firme, la petizione contro la chiusura di Westminster. E poi la bufera politica; anche in “casa” Tory, con lo speaker della Camera dei Comuni, John Bercow – conservatore, inviso ai brexiteer – a puntare il dito contro la strategia di Downing Street, definita un “oltraggio istituzionale”. Il leader laburista Jeremy Corbyn – dal canto suo – ha parlato del piano di Johnson come di una “minaccia alla democrazia”. Proprio oggi, inoltre, si registrano le dimissioni della guida del Partito Conservatore scozzese. “Problemi familiari”, la motivazione ufficiale; ma nel messaggio di Ruth Davidson viene menzionato anche il “conflitto vissuto sulla Brexit”. Ci si interroga, ora, sulle possibili mosse di chi, in Parlamento, si oppone al piano del Premier. Tra le opzioni anche quella di una mozione di sfiducia, che Corbyn promette “al momento opportuno”, ma alla quale Johnson pare già pronto a reagire con la scommessa di elezioni anticipate immediate.

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