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Consiglio Europeo: “via libera politico” ad un accordo sul Recovery Fund; ma sul funzionamento posizioni distanti

Il dossier è ora nelle mani della Presidente della Commissione europea, che entro il 6 maggio dovrà presentare un piano

24 apr 2020
Consiglio Europeo: “via libera politico” ad un accordo sul Recovery Fund; ma sul funzionamento posizioni distanti
Consiglio Europeo: “via libera politico” ad un accordo sul Recovery Fund; ma sul funzionamento posizioni distanti

Si potrebbe forse dire che con l'incontro in videoconferenza di ieri, tra i Capi di Stato e di Governo dell'Unione, si sia dato inizio ad un percorso; con una sorta di “via libera” alla costruzione di un accordo per l'istituzione del Recovery Fund. Il problema è che i Paesi più colpiti dalla pandemia – Italia in testa – necessiterebbero di risposte immediate da Bruxelles. E se è vero che il Premier Conte ha ottenuto che nella dichiarazione finale il ricorso al fondo venisse definito “urgente”, resta da capire come e quando saranno declinate queste ipotetiche risorse.

La Presidente della Commissione ha comunque aperto ad una soluzione ponte da 320 miliardi – che grazie all'”effetto moltiplicatore” potrebbero mobilitarne 2.000 –, da raccogliere con l'emissione di obbligazioni comuni. L'unica cosa certa, al momento, è tuttavia l'operatività – da giugno - del fondo europeo contro la disoccupazione; dei prestiti alle imprese garantiti dalla BEI; e – per chi ne farà richiesta – della linea di credito del Mes: oggetto, a Roma, di un aspro dibattito politico. Ma il nodo cruciale del vertice era il cosiddetto fondo europeo per la ripresa, che secondo Ursula Von der Leyen – cui è affidato il dossier – può essere “ospitato” unicamente nel bilancio pluriennale dell'UE. A preoccupare, allora, non è solo il fattore tempo; ma anche la riproposizione – nel confronto sul funzionamento stesso di questo strumento - di quella frattura tra Nord e Sud Europa cui si assiste da tempo.

L'Italia punta ad un Recovery Fund da 1.500 miliardi, che garantisca trasferimenti a fondo perduto ai Paesi membri; sulla stessa linea Francia, Spagna, Portogallo e Grecia; mentre Olanda, Paesi Scandinavi ed Austria spingono per semplici prestiti, opponendosi ad aumenti del budget comune. Defilata la posizione della Germania; la Merkel ha assicurato la disponibilità di Berlino a versare di più al bilancio europeo; pur ammettendo come vi sia “disaccordo” su come finanziare il fondo. La palla passa ora alla Presidente della Commissione europea, che entro il 6 maggio dovrà presentare un piano; ma già assicura vi sarà “un giusto equilibrio tra sovvenzioni e prestiti”.


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