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Coronavirus: per l'Fmi recessione peggiore dal 1930, novità sul fronte europeo

14 apr 2020

Sarà un duro colpo per l'economia globale. L'emergenza Coronavirus farà calare il Pil mondiale del 3% nel 2020: quasi 9mila miliardi di dollari tra questo e il prossimo anno, ha annunciato il capo economista dell'organizzazione, Gita Gopinath. L'Fmi parla della recessione peggiore dal 1930. Per la prima volta da quel periodo, infatti, la crisi interessa tanto le economie avanzate quanto quelle in via di sviluppo.

Ma se la pandemia svanirà nella seconda metà dell'anno, si prevede un Pil in crescita del 5,8% nel 2021. Dal Fondo l'invito, rivolto agli Stati, a continuare a “spendere generosamente” nel sistema sanitario e a supportare popolazione e imprese. Per l'economia italiana si prospetta una contrazione del 9,1% nel 2020 con una possibile ripresa del 4,8% nell'anno successivo. Il Pil di Eurolandia diminuirà del 7,5% quest'anno per aumentare del 4,7% nel 2021.

Nel frattempo prosegue il dibattito europeo su come affrontare l'emergenza. All'Ue potrebbe servire un fondo per la ripresa da 1500 miliardi di euro dopo la pandemia, ha detto il vicepresidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis. Non è stato deciso nulla su come finanziarlo, ha spiegato, e l'argomento bond comuni europei sarà trattato dai capi di governo il 23 aprile. “Siamo in una crisi senza precedenti”, ha affermato Dombrovskis in un periodo segnato dalla contrarietà dei Paesi del nord agli eurobond.

Ci si potrebbe allora chiedere come ne uscirà l'Europa a emergenza finita. "Ne uscirà meglio", prevede l'economista Stefano Zamagni secondo il quale, in caso contrario, l'Europa "chiuderebbe". E i primi a rimetterci, dice, sarebbero i grossi poteri, specie Olanda e Germania. "Tirano la corda - afferma Zamagni - e, quando vedranno che sta per spezzarsi, allora cambieranno regime".

Intanto la Commissione europea ha dato il via libera al decreto legge imprese per attivare interventi in favore del settore produttivo. Ok a misure a sostegno dell'economia da circa 200 miliardi di euro e a uno schema di garanzie per lavoratori autonomi e piccole e medie imprese.

Nel servizio, l'intervista all'economista Stefano Zamagni


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