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Dal 2015 sino ad oggi: torna il gelo tra Francia e Islam

di Sara Traversi
28 ott 2020
@charliehebdo.fr
@charliehebdo.fr

1 settembre 2020, Charlie Hebdo torna a pubblicare vignette e caricature riguardanti il profeta Maometto. Dopo il primo grande attacco terroristico di protesta, infatti, la rivista francese è rimasta in silenzio sull'argomento per qualche anno e, con questo ritorno, si riaccendono gli scontri tra le due culture. Il mondo islamico, che considera le suddette come offensive e non rispettose, cerca di difendere la propria religione e mantenere alto l'onore. Così continuano le innumerevoli manifestazioni nelle piazze di città musulmane in Bangladesh, Kuwait, Qatar e altri, all'insegna dell'odio verso la Francia e chi ne fa le veci. Ed è durante queste, che il popolo islamico protesta, bruciando immagini raffiguranti il presidente francese, Emmanuel Macron, e chiedendo il boicottaggio dei prodotti della nazione. Proprio per questo catene di ipermercati, in Giordania, hanno già appeso fuori dai negozi annunci che dichiarano l'interruzione di vendita di articoli francesi. 

Altro blocco nei confronti del Paese europeo è il rinvio indeterminato della “Settimana della Cultura francese” prevista in alcune Università del Qatar. Le accuse provengono dal popolo islamico e coinvolti sono anche il ministro degli Esteri iraniano e il Consiglio musulmano degli anziani. Essi dichiarano di perseguitare Charlie Hebdo, e chiunque offenda l'Islam e i suoi simboli sacri, protestando in particolare contro il presidente francese che difende le vignette pubblicate in nome della libertà di espressione. “La libertà deve rispettare i diritti degli altri” risponde, infatti, il Consiglio musulmano. La Francia, però, non si lascia “abbattere” cercando di difendere la propria economia e la propria reputazione. Infatti il presidente del Movimento delle Imprese di Francia (MEDEF) lancia un forte appello alle aziende, invitandole a resistere al ricatto del boicottaggio. 

Anche il presidente Macron si riespone: “Rispettiamo tutte le differenze nello spirito di pace. Non accettiamo mai l'incitamento all'odio. Difenderemo sempre la dignità umana e i valori universali” scrive su Twitter in ben tre lingue diverse. Ad affiancare la Francia altri Paesi europei si schierano dalla sua parte. Ma gli attacchi sferrati contro la Francia sono molteplici e continui: hacker, dichiarati bengalesi, hanno violato il sito del Paris FC, lasciando sulla home page messaggi di odio. Ma la tragedia è arrivata il 16 ottobre, quando un 18enne ha ucciso il professore di Storia e Geografia, Samuel Paty, punendolo di aver parlato alla classe delle vignette considerate offensive. L'Unione europea, intanto, sta tentando di ristabilire la quiete fissando un quadro di lavoro per valutare le condizioni attuali e prevedendo, come prima strada, quella del dialogo.


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