EXPO 2020

Dubai: il Museo del Futuro apre al pubblico

La corrispondenza settimanale di Elisabetta Norzi

Come invitare i cittadini ad esplorare il futuro? Con l'uomo volante, alias Richard Browning, l'inventore della tuta jet, che distribuisce biglietti sfrecciando tra i grattacieli di Dubai. Destinato a diventare un'altra icona dello skyline della città, dopo il Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo e il Burj Al Arab, la famosa vela, ha aperto al pubblico il Museo del Futuro. "L'edificio più bello della terra", ha twittato lo Sceicco di Dubai. Nove anni di lavori, avrebbe dovuto aprire prima di Expo, 77 metri di altezza, 30.000 metri quadri, per una struttura ovale priva di pilastri, sorretta solo da travi diagonali. Firma dell'architetto Shaun Killa, è stato inserito da National Geographic tra i 14 musei da vedere nel mondo.

Ma oltre alla retorica che caratterizza Dubai, la città dei record, questo nuovo museo, straordinario più nella sua struttura architettonica e nel suo significato che in quello che troviamo poi esposto al suo interno, è un centro pensato non solo come meta turistica, ma come luogo di dibattito, confronto, ricerca, sperimentazione sul futuro. Fortemente voluto dallo Sceicco Al Maktoum, è un altro segno della volontà di trasformazione degli Emirati: lasciarsi alle spalle l'era del petrolio e riportare la cultura araba al ruolo che aveva ai tempi d'oro dell'Islam, mille anni fa.

Come ci hanno ricordato anche diversi padiglioni ad Expo, questa è stata terra di astronomi, matematici, esploratori, scienziati. "Una piattaforma scientifica globale - ha sottolineato lo Sceicco – per stimolare una nuova era di scoperte. Il museo sarà un forum per grandi menti, pensatori ed esperti di tutto il mondo”, ha aggiunto. Che cosa troviamo al suo interno? Guidati da una intelligenza artificiale, una navicella ci porta nello spazio per osservare la Terra dall'alto e scoprire soluzioni per salvarla, come pannelli solari che coprono la luna e che dirigono l'energia del sole sul nostro pianeta. Tornati giù, siamo nel 2071: taxi volanti, una immensa biblioteca che archivia tutte le specie viventi animali e vegetali, comprese quelle estinte, e gli habitat naturali di nuovo integri. E se il vuoto nel mezzo di questo grande occhio, appoggiato alla conoscenza del passato e custodito dai versi poetici che lo decorano, rappresenta l'ignoto, ciò che ancora deve accadere, i contenuti del museo non potranno che essere mutevoli, costantemente rinnovati con le ultime conquiste tecnologiche e scoperte scientifiche.

Elisabetta Norzi
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