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Dubai: inaugura una mostra sull'Olocausto, Emirati disposti a mediare per pace duratura

30 mag 2021
La corrispondenza di Elisabetta Norzi
La corrispondenza di Elisabetta Norzi

A pochi giorno dal cessate il fuoco tra Israele ed Hamas, a Dubai ha inaugurato “We Remember”, prima mostra del Medio Oriente dedicata all'Olocausto. Gli undici giorni di guerra non sembrano avere intaccato affatto le relazioni tra Israele ed Emirati Arabi. Secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa locale Wam, il principe ereditario di Abu Dhabi, Mohamed bin Zayed, in una telefonata al presidente egiziano Al Sisi, ha dichiarato che gli Emirati sono disposti a lavorare con entrambe le parti per mantenere il cessate il fuoco e arrivare ad una pace duratura. Dopo gli accordi Abraham dello scorso settembre, che hanno normalizzato i rapporti tra Israele ed Emirati, definiti una “pugnalata alle spalle” dai palestinesi, qui lo Stato ebraico è ricomparso sulle carte geografiche, sui libri di scuola e in televisione. Lo scorso anno è stato nominato il primo rabbino capo della comunità ebraica del Paese e nel 2022 dovrebbe terminare la costruzione della Casa della Famiglia Abramitica, che vedrà una sinagoga, una moschea e una chiesa una accanto all’altra, ad Abu Dhabi. 




E se il Governo emiratino, di fronte alla violenza dei giorni scorsi, non si è sbilanciato, invitando ugualmente israeliani e palestinesi a fermare l'escalation, i cittadini, che difficilmente si schierano poiché la partecipazione politica qui non è consentita, si sono fatti sentire forte. Importanti influencer hanno indossato la kefiah palestinese, mentre sono state nette le prese di posizione sui social media, unico spazio dove è concessa una limitata libertà di espressione.  "L'antisemitismo e il razzismo non hanno posto in un movimento di liberazione e sono estremamente dannosi per la causa palestinese", scrive The National, uno dei principali quotidiani emiratini, in un editoriale insolitamente esplicito.  

"L'occupazione della Palestina è una questione dai dettagli complessi, narrazioni, interpretazioni e opinioni opposte – prosegue il giornale riferendosi alle proteste contro Israele che ci sono state nel mondo -, e solo il sostegno da parte di chi sia davvero informato, può essere l'antidoto all'odio", conclude. Ma dopo gli scontri di Gerusalemme e di Gaza, per i cittadini arabi degli Emirati non è facile proseguire sulla strada della normalizzazione: la causa palestinese ancora scuote profondamente l'opinione pubblica.





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