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Elezioni in Turchia, il commento di Sergio Romano: “Una partita non chiusa, plausibile ipotesi di elezioni anticipate”

24 giu 2019
Elezioni in Turchia, il commento di Sergio Romano
Elezioni in Turchia, il commento di Sergio Romano

 In Turchia il candidato d'opposizione Imamoglu vince nella ripetizione delle elezioni per il sindaco di Istanbul, dopo l'annullamento della sua vittoria a marzo. Una vittoria attesa, ma non con uno scarto così consistente (il candidato dell'opposizione socialdemocratica Chp, Imamoglu ha ottenuto il 54,21%, pari a oltre 4 milioni 740mila voti: una vittoria con oltre 800mila voti in più rispetto all'ex premier Binali Yildirim dell'Akp del presidente Erdogan, fermo al 44,99%).

Il commento di Sergio Romano, editorialista del Corriere della Sera: “Sapevamo che Erdogan era in difficoltà e che avrebbe potuto perdere, ma non in questo modo. Sconfitta particolarmente severa per un uomo che ha governato il paese così a lungo. Credo che la partita non sia chiusa, bisogna vedere come il vincitore governerà la sua vittoria”.

Sugli effetti e le reazioni della comunità internazionale commenta: “Penso che tra le grandi democrazie occidentali vi sarà un grande soddisfazioni, preoccupate da come Erdoan aveva modificato la linea verso l'occidente, il rapporto con la Nato diventato difficile. Aveva dato la sensazione di avere un obiettivo: governare senza opposizione. Oggi non lo può più fare. 'Chi governa Istanbul governa la Turchia' – lo ha detto proprio lui quando era diventato sindaco della stessa Istanbul e aveva interesse a stabilire questo parallelo”.

Ancora, sull'ipotesi di elezioni anticipate: “Credo di sì, che una verifica dovrà essere fatta. Non escludo che Erdogan speri di avere ancora il sostegno di un'altra parte della società. Il vero sostegno a Erdogan non proveniva da Istanbul. Il partito di Erdogan è molto forte in Anatolia, dove nel corso delle ultime due generazioni è nata una Turchia nuova, fatta di piccole medie imprese, una borghesia attiva e dinamica, ma altrettanto tradizionalista e che aveva trovato nel partito di Erdogan una componente religiosa forte, una casa preferita al partito repubblicano e laico”.


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