Dal Burji Khalifa al Museo del Futuro, fino al Burji al Arab e alla cupola di Al Wasl Plaza all'Expo. Tutta Dubai si è tinta di rosso, e sono comparse perfino due lune nel cielo, per celebrare l'arrivo della sonda spaziale emiratina Amal nell'orbita di Marte, dopo un viaggio di 493 milioni di chilometri. Lanciata lo scorso 20 luglio dal Giappone, ha segnato la prima missione interplanetaria di un Paese arabo e gli Emirati sono così diventati la quinta Nazione al mondo ad avere portato avanti un'impresa simile, dopo Stati Uniti, ex Unione Sovietica, India e Agenzia Spaziale Europea.
Dopo 27 minuti di black out con il fiato sospeso, il tempo necessario ai sei propulsori di frenare e rallentare da 121.000 a 18.000 chilometri orari, Amal è riuscita ad entrare nell'orbita del pianeta rosso e ha mandato finalmente il suo segnale alla Terra: “successo”. Questa era la fase più critica dell'intero viaggio, hanno spiegato dal Mohammed Bin Rashid Space Centre: se la sonda non fosse riuscita a frenare, si sarebbe persa nello spazio, se avesse rallentato troppo si sarebbe schiantata sulla superficie del pianeta. "Ciò che ha reso questa missione straordinaria - ha spiegato Sarah Al Amiri, presidentessa dell'Agenzia spaziale degli Emirati Arabi - non sono solo i 200 emiratini che ci hanno lavorato, ma le 450 persone provenienti da diversi continenti, background e credenze. Uno sforzo internazionale, ciò che la scienza deve essere".
Ed ora può cominciare la seconda fase della missione: disegnare la prima mappa meteorologica integrale di Marte. La raccolta dei dati, che durerà due anni terrestri, sarà condivisa con più di 200 istituzioni in tutto il mondo, per studiare la vita su altri pianeti. Amal, che in arabo significa speranza, è arrivata quasi in contemporanea con la cinese Tianwen-1, che ha raggiunto Marte il 10 febbraio, e con la statunitense Perseverance, il cui atterraggio sul pianeta rosso è previsto il 18 febbraio.
Comunque vada è un successo, aveva detto lo Sceicco di Dubai in attesa dell'arrivo della sonda: nella storia oltre il 50% delle missioni su Marte non sono infatti andate a buon fine. Ma con il lavoro di 200 ingegneri emiratini, di cui il 34% donne, un successo lo è stato. "Impossible is possible", nulla è impossibile, recita lo slogan di Dubai, virale in questi giorni sui social media, anche in pandemia.