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Expo 2020 Dubai: il 2022 si apre con la Giornata dello Yemen, dove la guerra non si ferma

La corrispondenza di Elisabetta Norzi

9 gen 2022

In questo 2022 appena cominciato, è stato lo Yemen il primo Paese a celebrare la propria giornata nazionale nella piazza di Al Wasl, ricordando al mondo un conflitto che non si ferma. 

Lo sceicco di Dubai Mohammed al Maktoum ha visitato il piccolo padiglione accompagnato dal  primo ministro yemenita, Maeen Abdulmalik Saeed. Un incontro che avviene in un momento di recrudescenza degli scontri, mentre lo Yemen entra nell'ottavo anno di guerra: da una parte la colazione guidata dall'Arabia Saudita, della quale fanno parte anche gli Emirati Arabi, dal 2015 impegnata a sostenere le truppe del governo yemenita riconosciuto dalla comunità internazionale, dall'altra i ribelli sciiti Houti, fiancheggiati dall'Iran.

Secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa nazionale emiratina, durante l'incontro si è discusso non solo degli sforzi per stringere legami più stretti tra le due nazioni, ma anche della drammatica situazione umanitaria dello Yemen e degli ultimi sviluppi politici.

Partecipazione ad Expo, quella yemenita, che nonostante il sostegno economico e logistico degli Emirati Arabi, non è stata facile per un Paese dove, secondo le Nazioni Unite, la guerra ha lasciato finora 4,9 milioni di persone in uno stato di malnutrizione, ha portato alla perdita di 126 miliardi di dollari di potenziale crescita economica e ha reso lo Yemen uno dei Paesi più poveri al mondo.

Eppure il messaggio che arriva dal padiglione, sotto il tema "Discendenti di Saba", è di speranza: si concentra sul valore della conoscenza, della cultura e del passato, mettendo in mostra l'antico e preziosissimo patrimonio yemenita. Al centro, il Libro Miracoloso di Al Wisabi, un manoscritto originale che tocca sette campi, dalla giurisprudenza alla grammatica, e che si legge in tutte le direzioni.

Ma con l'intensificarsi degli scontri, in particolare nella zona di Ma’rib, ultima roccaforte delle forze filogovernative nel Nord del Paese, regione ricca di petrolio, e con il fallimento degli sforzi diplomatici dalle Nazioni Unite e degli altri attori internazionali, la maggior parte degli analisti ritengono che la guerra sia destinata a peggiorare.   

Elisabetta Norzi




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