Oltre mezzo milione di persone sarebbero già tornate nel nord dopo l'annuncio del cessate il fuoco. Si riprende a respirare nella Striscia; pur tra le macerie e il dolore incancellabile di decine di migliaia di lutti.
Quanto sia fragile la pace solo il tempo potrà dirlo. Inquietano ad esempio i report dell'agenzia Wafa; la notizia dell'uccisione di 19 persone a causa di attacchi aerei delle IDF che non si sarebbero fermati. Mentre da Beirut si denunciavano bombardamenti nel Libano del sud. Israele, insomma – dopo il trauma del 7 Ottobre –, pare ancora intenzionata ad agire come battitore libero nel Quadrante. Su Gaza, tuttavia, almeno in questa fase, dovrà tenere conto del peso di Washington.
E in attesa della prevista passerella di lunedì di Trump a Sharm el Sheikh – la cerimonia per la firma dell'accordo copresieduta da al Sisi -, si è iniziato a dare attuazione al piano dell'inquilino della Casa Bianca. Dallo Stato Ebraico il via libera all'ONU per l'ingresso degli aiuti umanitari nell'exclave; in attesa 170.000 tonnellate di materiale. I primi camion sarebbero già entrati. In corso anche i trasferimenti degli ergastolani palestinesi da rimettere in libertà. Al momento a vuoto, tuttavia, le richieste di Hamas per la scarcerazione di Marwan Barghouti; il suo forte ascendente sull'opinione pubblica palestinese evidentemente preoccupa Israele. Quanto al punto nodale dell'accordo, il rilascio degli ostaggi israeliani, secondo la CNN potrebbe avvenire nella notte tra domenica e lunedì. Si stima siano 48; 20 dei quali ancora in vita.
Primi arrivi in Israele, intanto, dei soldati statunitensi che contribuiranno a supervisionare il cessate il fuoco. Non ci saranno “boots on the ground”, è stato precisato. Potrebbero essere invece utilizzati militari italiani per contribuire allo sminamento di Gaza: pare sia una delle ipotesi sul tavolo in attesa di eventuali risoluzioni ONU.
Congratulazioni a Trump, per l'accordo, sono giunte in queste ore anche da Zelensky. “Se si riesce a fermare la guerra in quella Regione, sicuramente altre guerre possono essere fermate, compresa questa guerra russa”, ha dichiarato il Presidente ucraino dopo un conversazione telefonica con il suo omologo americano. Nel corso del colloquio sarebbe stato affrontato anche il dossier Tomahawk; che nei giorni scorsi aveva portato a forti tensioni sull'asse Mosca-Washington.