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Giza: incursioni delle forze di sicurezza egiziane dopo l'attentato al bus

29 dic 2018
Giza: incursioni delle forze di sicurezza egiziane dopo l'attentato al busGiza: incursioni delle forze di sicurezza egiziane dopo l'attentato al bus
Giza: incursioni delle forze di sicurezza egiziane dopo l'attentato al bus - Cresce un po' ovunque l'allarme terrorismo, in vista delle celebrazioni di fine anno.
E pensare che, secondo una ricerca di Confesercenti, pare si stesse assistendo ad una rinascita turistica della costa meridionale del Mediterraneo, in vista del Capodanno; con un aumento dei viaggiatori italiani, diretti - in particolare - in Egitto. Ma l'incubo del terrorismo, in questo Paese, è tornato, e - oltre alle minoranze religiose - nel mirino degli islamisti vi sono sempre i turisti, con il chiaro intento di mettere in ginocchio un settore strategico dell'economia nazionale. L'ordigno esploso ieri – nella zona delle piramidi -, mentre passava un bus di visitatori vietnamiti, ha provocato 4 vittime. La reazione delle forze di sicurezza è stata veemente, con incursioni, nel Nord Sinai e a Giza, che hanno portato all'uccisione di 40 jihadisti. L'Europa, nel frattempo, già colpita in questi mesi da attacchi di matrice islamista, cerca di correre ai ripari; e non solo blindando le città – come sta avvenendo ad esempio a Roma - per le celebrazioni di fine anno. Da ieri è operativa la stretta sul terrorismo del sistema Schengen, con nuove regole che obbligano gli stati membri a segnalare allerte tramite il database che garantisce la sicurezza dell'area di libera circolazione. Particolare attenzione anche al fenomeno della migrazione illegale. Tutto ciò mentre in Marocco continuano ad essere interrogati i membri del gruppo salafita, responsabile dell'orribile omicidio di 2 turiste scandinave a Imlil. Pare che nel maggio scorso il presunto leader, di questa banda di assassini, fosse in procinto di unirsi alle fila della guerriglia anti-governativa in Siria; a conferma di come le zone non ancora riconquistate dalle forze di Assad – come quella di Idlib -, continuino ad attrarre terroristi da ogni dove. Situazione complessa, invece, nel nord-est, controllato dai curdi. Dopo l'annunciato ritiro delle truppe statunitensi, è stata chiesta la protezione del Governo di Damasco, nella località strategica di Manbij, per fronteggiare una possibile invasione delle milizie filo-turche. Un quadro pericoloso anche a livello geopolitico; per questo motivo, oggi, nella Capitale russa, si sono incontrati i ministri degli Esteri e della Difesa di Mosca ed Ankara, che – dopo il disimpegno di Washington - avrebbero raggiunto un'intesa sul coordinamento dei rispettivi rappresentanti militari sul terreno. L'obiettivo, è stato dichiarato, è il “definitivo sradicamento della minaccia terroristica in Siria”, e la creazione delle condizioni per il ritorno dei profughi.

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