MEDIO ORIENTE

Guerra in Medio Oriente, da più parti nel mondo l'appello: “Fermate le armi”

Dopo la Gran Bretagna, anche Pechino e Mosca in pressing su Israele

L'apprensione è soprattutto per i civili. Dopo la Gran Bretagna, anche Pechino e Mosca in pressing su Israele perché fermi al più presto le operazioni militari a Rafah, dove ci sono oltre 1 milione di sfollati che rischiano il coinvolgimento. Anche l'Italia, tramite il Ministero degli Esteri, giudica “sproporzionata” la reazione dello Stato ebraico sui civili. A stretto giro la replica di Tel Aviv: “Limitare le nostre difese rafforza Hamas” e dunque continuano le operazioni anche a Khan Yunis, nel Sud della Striscia, mentre il premier Netanyahu definisce un successo il blitz con la liberazione di due ostaggi.

Ma gli Usa non ci stanno e insistono per un piano di difesa dei civili: Israele sembra raccogliere l'invito, presentando in Egitto un progetto che prevede la loro evacuazione lungo la costa di Gaza. Lo stesso presidente americano Biden fa sapere di lavorare per un cessate il fuoco di “almeno sei settimane nella Striscia”, come parte di un accordo più ampio che implicherebbe anche il rilascio degli ostaggi.

E il Senato americano, dopo il voto di ieri con approvazione bipartisan, dà un ulteriore via libera al pacchetto da 95 miliardi di aiuti a Israele e Ucraina. Intanto continuano le tensioni anche in altre zone della regione mediorientale e l'Occidente alza il livello di guardia: nuovo attacco degli Houthi contro un mercantile nel Mar Rosso, mentre per la prima volta ha successo il test dell'Iran che lancia da una nave un missile balistico a lungo raggio. 

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