
Ormai una prassi l'azione delle forze dello Stato Ebraico, su una duplice tipologia di target. Da una parte infrastrutture chiave del programma nucleare; nelle scorse ore uno strike sull'impianto per la produzione di centrifughe di Isfahan. Dall'altra figure apicali dell'apparato politico-militare della Repubblica Islamica. Come Saeed Izadi: capo della divisione palestinese delle forze speciali dei Pasdaran. La sua uccisione è stata definita dai vertici delle IDF un “enorme successo”; ritenendolo il perno dei riferiti legami con Hamas, e partendo evidentemente dall'assunto di una responsabilità di Teheran nei massacri del 7 Ottobre. Un ulteriore spunto per tentare di legittimare l'innesco di questo ennesimo conflitto; insieme all'ormai noto rapporto dell'AIEA. Il direttore dell'Agenzia è ormai apertamente additato dai vertici iraniani come complice degli attacchi sferrati da Israele. “Pagherà per questo, una volta che il conflitto finirà”, ha tuonato un consigliere della Guida Suprema. Già presentata denuncia al Consiglio di Sicurezza ONU. Considerate a quanto pare fuori tempo massimo le dichiarazioni di Rafael Grossi; che da giorni sta ripetendo di non aver mai parlato di una imminente fabbricazione della bomba atomica da parte di Teheran. Della partita, in queste ore, anche Ankara; che ribaltando la prospettiva ha spronato la comunità internazionale a fare pressioni piuttosto su Israele, affinché aderisca al Trattato di non proliferazione nucleare.
È l'eterno tema dei doppi standard; che secondo alcuni analisti starebbe ampliando la faglia tra Occidente e cosiddetto “Sud Globale”. In attesa di decidere sull'ipotesi di un intervento diretto, la Casa Bianca intanto flette i muscoli. Spostati dal Missouri all'isola di Guam 2 “superbombardieri” B-2; gli unici capaci di trasportare bombe ritenute in grado di penetrare l'impianto nucleare sotterraneo di Fordow. Messaggio chiaro per Khamenei; altro possibile obiettivo dell'attuale campagna di eliminazione. Proprio per questo avrebbe nominato 3 possibili successori. Ma è difficile, in questa fase convulsa, distinguere la realtà dalla propaganda. Così come valutare gli effettivi margini per la diplomazia. Il Ministro degli Esteri iraniano ha assicurato di essere pronto per una soluzione negoziata al dossier nucleare; ma “l'aggressione – ha rimarcato - deve cessare”. La risposta è arrivata un paio d'ore dopo, con una nuova ondata di attacchi nel sud-ovest della Repubblica Islamica.