
“Si teme un alzarsi del livello della violenza della guerra con un possibile intervento degli Stati Uniti”, sottolinea da Dubai la giornalista freelance Elisabetta Norzi; che abbiamo sentito da remoto. “Gli Emirati – ricorda - sono un Paese neutrale, hanno buoni rapporti con Israele”, avendo firmato qualche anno fa gli Accordi di Abramo. “Ottimi rapporti” - continua – pure con il vicino Iran “perché le più antiche famiglie emiratine sono iraniane, quindi i legami sono molto forti”. Norzi ricorda poi come negli EAU vi siano due basi americane, una vicino da Abu Dhabi e una vicino a Sharjah. Il rischio dunque è che “la guerra si ampli e venga ad interessare anche i paesi del Golfo”. Perché “il passo che ci si aspetta dall'Iran – rimarca la giornalista - è quello della chiusura dello stretto di Hormuz, da cui passa un terzo del petrolio mondiale”.
“Hormuz è proprio qua di fronte – sottolinea - quindi inevitabilmente ci sarebbe il rischio di coinvolgere anche il territorio” emiratino “con una probabile chiusura dei cieli”. “Il clima che si respira adesso – aggiunge - è un po' simile a quello del covid; quindi sospensione, attesa e paura di tutti gli stranieri che vivono qui”. “Abbiamo tutti paura di rimanere bloccati”, rimarca; “quindi di non riuscire a ritornare o a scappare in caso di rischio, perché l'altro grosso rischio è quello di contaminazioni nucleari. Qui stanno bombardando anche gli impianti nucleari iraniani e l'unica centrale attiva che c'è in Iran è proprio qui di fronte, dall'altro lato dello stretto di Hormuz. Quindi il centro di emergenza dei Paesi del Golfo si è già allertato e ha comunicato alla popolazione che stanno monitorando quello che sta succedendo; monitorando anche la qualità dell'aria e delle acque”.
Ascolta l'intervista via Zoom alla giornalista freelance Elisabetta Norzi