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Israele: a causa del Covid-19 il sistema sanitario è prossimo al collasso

29 set 2020
Benjamin Netanyahu
Benjamin Netanyahu

La seconda ondata di Coronavirus in Israele ha infranto ogni record rispetto a quella precedente, superando gli Stati Uniti, la Francia, la Gran Bretagna e l’Italia per numero di contagi e decessi in proporzione alla popolazione. Il numero dei ricoverati è giunto al limite oltre il quale il sistema sanitario potrebbe collassare. Il ministro della Salute ha affermato che "non esistono ipotesi su quando sarà possibile revocare il lockdown", mentre il Primo ministro Netanyahu ritiene che, per contenere la diffusione del virus, il blocco delle attività debba proseguire per tutto il mese. L’opposizione sostiene che si tratti di un espediente per impedire le manifestazioni di piazza contro il premier, ma anche il ministro delle Finanze è contrario, affermando che estendere il blocco ad un mese costerà all'economia 50 miliardi di Shekel, oltre 12 miliardi di Euro. Il tasso di disoccupazione, che a febbraio 2020 era del 3%, ora si aggira intorno al 24% e rimarrà più o meno uguale fino al termine del 2021 ha affermato l’OCSE, l'Organizzazione per lo Sviluppo economico. Ma la raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è stata chiara: il tasso di positivi deve rimanere fra il 3 e il 5% della popolazione, mentre in Israele i contagi si attestano fra il 13 e il 15%. E uno studio segnala che nove pazienti Covid su dieci hanno riportato effetti collaterali permanenti, primi fra tutti l’affaticamento e la difficoltà di concentrazione.

Massimo Caviglia


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