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Israele: con gli scontri sulla Spianata delle Moschee, Hamas sorpassa Abu Mazen

La corrispondenza settimanale di Massimo Caviglia

15 apr 2022

Gli scontri avvenuti questa mattina a Gerusalemme sono semplicemente la conseguenza di quanto organizzato da settimane, con gli integralisti di Hamas, Fatah e perfino l’Isis che, attraverso le predicazioni e i social, hanno sottolineato l'importanza della jihad, la guerra santa, nel mese del Ramadan, esortando i musulmani in Israele a compiere attentati come è accaduto nelle ultime due settimane in cui si sono contate 14 vittime. I filmati delle telecamere di sicurezza della Moschea di Al-Aqsa mostrano chiaramente quanto accaduto oggi.

Decine di uomini, col volto coperto e bandiere di Hamas e dell'Autorità Palestinese, sono entrati nella moschea e si sono preparati metodicamente ai disordini. La miccia, come da anni, è stata il lancio di grosse pietre dall’alto della Spianata delle Moschee contro i fedeli ebrei che pregavano nel sottostante Muro del Pianto preparandosi alla Pasqua. La polizia israeliana ha atteso la fine della preghiera islamica prima di salire sulla Spianata per impedire le violenze e allontanare i rivoltosi. E sono subito iniziati gli scontri secondo un copione ormai collaudato, anche sul numero dei feriti e le successive dichiarazioni.




Il portavoce del Presidente Abu Mazen ha denunciato “l'assalto” della polizia definendolo “una dichiarazione di guerra al popolo palestinese”. Il partito Fatah del Presidente aveva già espresso il suo sostegno agli attacchi terroristici di queste settimane contro i civili israeliani. Ormai scavalcato da Hamas, Abu Mazen sta cercando in ogni modo di riguadagnare consensi. Facendo però proprio il gioco di Hamas, il cui obiettivo adesso è istigare alla violenza gli arabi israeliani a Gerusalemme e in Cisgiordania mantenendo però la calma a Gaza.

Con la devastazione della Tomba di Giuseppe, e le provocazioni contro chi prega al Muro del Pianto, la nuova strategia mira anche a negare la presenza ebraica, non solo storica ma anche religiosa, nell’Israele di ieri e di oggi. Intanto la rischiosa convergenza di Pesach con la Pasqua cristiana e il Ramadan hanno suggerito all’esercito la chiusura delle frontiere con la Cisgiordania e la Striscia di Gaza fino a domenica sera.

Massimo Caviglia





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